I barbari dell'architettura

I barbari dell'architettura

Non ci si può distrarre un momento. I barbari sono ovunque. A Bergamo non era sufficiente aggredire le mura con un orrido, quanto inutile, parcheggio. La voga demenziale delle rotatorie, che sono proliferate sulle strade italiane, ha fatto un'altra vittima: un distributore di benzina Deco in via Baschenis, con una bella pensilina. Testimonianza d'altri tempi, era stato chiuso perché non in regola con le normative cervellotiche che impongono ai benzinai di non trovarsi sugli incroci delle strade. Gli illuminati urbanisti di Giorgio Gori non hanno avuto pietà, e in poche ore l'hanno abbattuto con le ruspe. È l'Italia dell'ignoranza e della distruzione in nome di un «cambiamento» che è semplicemente peggioramento. Ovunque agisce il barbaro, nell'indifferenza dell'autorità giudiziaria che avrebbe l'onere della obbligatorietà dell'azione penale. A Bergamo come a Pescara, dove a un cumulo di macerie è ridotto il villino di via Figlia di Jorio. Soltanto per speculazione, per costruire un orrore disegnato da qualche architetto criminale, senza che lo Stato si difenda. Fatico a capire come una legge possa consentire, per volontà di un sovrintendente, di cancellare una memoria storica di cento anni fa.

Vale solo per l'architettura, intorno alla quale si muovono interessi speculativi. Chi mai penserebbe di distruggere uno spartito di Puccini, un manoscritto di D'Annunzio, un dipinto di de Chirico degli stessi anni del villino di Pescara e del chiosco di benzina di Bergamo?

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