Pozzuoli, corsa a ostacoli per visitare il Parco Archeologico

Un territorio in cui il turismo potrebbe trasformarsi in lavoro, ma che stenta a concludere i progetti iniziati

Pozzuoli, corsa a ostacoli per visitare il Parco Archeologico

Dal cielo la terra sembra un insieme di crateri, uno accanto all’altro. Alcuni sono verdi per gli alberi che li hanno colonizzati, altri sembrano un mosaico perché colonizzati dalle case, alcuni sono forati dal passaggio della tangenziale, altri ancora sono blu perché diventati laghi. Dalla terra ferma declinano piano piano verso il mare e le isole di Procida e Ischia. I Campi Flegrei visti da un aereo offrono una visione spettacolare.

Scendendo a terra lo spettacolo non è meno entusiasmante. L’industrializzazione di Bagnoli e di Pozzuoli, l’abusivismo edilizio e la mancata cura del territorio, non sono riusciti a distruggere una delle terre più ricche al mondo di storia e particolarità naturalistiche. Una ambiente poco conosciuto e raccontato molto bene dalla serie reperibile su Youtube “GeologiaPop”.

Nei Campi Flegrei, ricorda il Mibac, “sono ambientati alcuni dei più importanti miti antichi, la Gigantomachia, la Sibilla cumana, la porta degli Inferi nell’Averno. Queste terre sono state teatro di avvenimenti storici di grande rilevanza. Qui sorge in età arcaica la prima colonia greca del Mediterraneo Occidentale, Cuma, e in età romana il più importante porto commerciale di Roma, Puteoli, oltre alla fama ineguagliata di Baia, località prediletta per la villeggiatura della nobiltà romana e poi sede del palatium imperiale”.

La terra emersa e quella sommersa sono cosparse di aree archeologiche di grandissima importanza, così come di siti naturalistici eccezionali. Sono talmente tanti che la loro conservazione e apertura rimane il grande problema irrisolto dell’archeologia campana.

Per anni mancavano i turisti, perché andavano solo a Pompei ed Ercolano, sulle isole o nella Costiera Amalfitana, Sorrentina o Cilentana. Pochissimi conoscevano la ricchezza di questo territorio, che veniva percepito come industriale e di poco interesse. In questi anni l’abusivismo ha deturpato molte di queste zone e l’interesse politico era rivolto alle problematiche delle grandi fabbriche, sia statali, che private, insediate dalla Cassa del Mezzogiorno nei Campi Flegrei.

Con la deindustrializzazione degli ultimi anni la politica ha cominciato ad accorgersi che questo territorio, grazie alla cultura e al complesso sistema vulcanico, poteva diventare una miniera d’oro. Come spesso accade però in Italia, ai grandi annunci, sono seguiti ritardi e progetti ancora non completati. Basti pensare alla bonifica di Bagnoli, al confine con Pozzuoli.

Certamente non vi sono solo ombre, ma anche luci. Quale sia la strada che il territorio deve intraprendere è chiara, basta vedere i progetti per il Rione Terra a Pozzuoli o per il Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Rimane però l’amaro in bocca per la lentezza con cui questi progetti vengono portati a termine. In un territorio in cui le fabbriche hanno chiuso e poco altro ha aperto, c’è fame di lavoro. Se tutti i progetti legati al turismo e alla cultura fossero portati a termine potrebbe nascere un indotto importante.

Il 23 gennaio del 2016, dopo anni di degrado, il Mibac ha istituito il Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Il parco è uno di quelli dotati di autonomia speciale e gestisce più di 25 siti sparsi nel territorio. Oltre che a siti fondamentali nella storia archeologica italiana, si trova in un contesto singolare per storia, natura, paesaggio ed è caratterizzato da un’attività vulcanica intensa e inesauribile che si manifesta in molteplici forme: bradisismo, vapori termali, sorgenti d’acqua, fumarole e un elevato numero di vulcani attivi.

Se prima della nascita del parco la situazione era davvero disastrosa, oggi è migliorata, ma è ancora molto lontana dalle mete prefissate.

L’importantissimo Museo Archeologico di Baia chiude all’una e spesso molte sezioni non sono visitabili per mancanza di personale o per restauri. In questo periodo i tre siti maggiori del Parco non fanno entrare dopo le tre e può capitare di sentirsi dire alle tre e un minuto, che nonostante si abbia il biglietto per tutte le aree archeologiche del parco, non si possa più entrate. Questione singolare visto che l’ultimo ingresso è alle tre, non la chiusura del sito. Anche il fatto che chiuda alle quattro, invece che alle cinque, non aiuta. Altri monumenti importantissimi, come la Piscina Mirabilis, sono aperti solo su appuntamento e in orari non chiari, tanto che può capitare che domenica dalle tre non sia possibile visitarla. Questione non accettabile visto che i turisti d’inverno vengono principalmente il weekend. Inoltre, in questo periodo di piogge i sotterranei dell’Anfiteatro di Pozzuoli, tra i meglio conservati al mondo, si sono allagati e non sono stati visitabili. È una criticità non da poco che i sotterranei, che hanno reso famoso questo anfiteatro perché permettono di comprendere meglio come i romani preparavano gli spettacoli dei gladiatori, non siano dotati di un sistema di drenaggio dell’acqua che eviti gli allagamenti.

La maggior parte del Parco è immersa in territori di grande bellezza e davanti al mare, eppure nessuno di essi è provvisto di una caffetteria, pochissimi di un bookshop. Anche le indicazioni lasciano molto a desiderare. Può capitare di trovare lunghissimi pannelli esplicativi sulla figura di Zeus, ma nessuna mappa del sito. Se un turista non è fornito di una guida potrebbe non sapere nemmeno cosa vedere. A parte i custodi all’entrata, è poi molto difficile trovarne altri a cui chiedere. Nelle biglietterie non vi sono inoltre informazioni su come visitare il contesto naturalistico in cui il Parco Archeologico dei Campi Flegrei è inserito, magari facendo trekking tra i vulcani con un geologo. Sarebbe utile creare percorsi naturalistici con guide che raccontino la storia geologica del territorio.

Funziona bene invece la partnership con i centri di diving locali per far immersioni nelle straordinarie ville imperiali sommerse di Baia.

Molti progetti ci sono, però non sono ancora partiti. Dal maggio di quest’anno è stato nominato direttore del Parco, l’archeologo Mario Pagano, che ha lavorato per molti anni in importanti istituzioni culturali del Friuli Venezia Giulia.

Per quanto riguarda la mancanza del personale dovrebbero tenersi a breve dei concorsi, tanto che nel sito web del Parco si legge: “Si comunica che quest’Istituto s’impegna per offrire al pubblico un orario di visita quanto più esteso possibile, nel rispetto dei criteri per l’apertura al pubblico, la vigilanza e la sicurezza dei musei e dei luoghi della cultura statali previsti dal D.M. del 30 giugno 2016, in attesa che vengano espletate le previste procedure concorsuali finalizzate al superamento delle attuali carenze organiche e al conseguente incremento del personale in servizio”.​

Mentre a ottobre, sono stati invece presentati degli avvisi pubblici di manifestazione di interesse per la valorizzazione del cosiddetto Tempio di Serapide di Pozzuoli e della Piscina Mirabilis di Bacoli. Sono stati invitati operatori economici e enti del terzo settore a candidarsi per “la sottoscrizione di un accordo di partenariato per aumentare l’offerta turistico culturale e al tempo stesso favorire la crescita sociale e economica del territorio”.

La situazione è invece già molto migliorata al Rione Terra di Pozzuoli che ha riaperto dopo decenni di abbandono. Il restauro della parte evacuata per il bradisismo negli anni Settanta è pressoché terminato. Le visite agli scavi archeologici sotterranei sono state affidate dal Comune a una cooperativa privata che offre ottime visite tutti i weekend.

Il restauro della Cattedrale, che ha permesso di far riemergere il tempio Augusteo, è davvero bello. Rimangono però ritardi nell’apertura del secondo settore della parte archeologica sotterranea, ancora non visitabile e per l’assegnazione, attraverso bandi pubblici, degli immobili restaurati nel rione che dovrebbero diventare hotel e strutture ricettive.

Manca poco a questo straordinario territorio per diventare una delle mete turistiche più visitate in Italia, siamo all’ultimo miglio, ma fatichiamo ancora a percorrerlo.

I turisti ci sono, invadono le vicine Ischia e Procida, sono tornati a Napoli e non aspettano altro che scoprire uno degli ultimi segreti della Campania. Un territorio che può offrire archeologia, vulcani, mare e cultura del vino e del cibo.

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