FrancoforteL'inglese Paul Willcox, presidente di Nissan Europa, è il manager a cui la Casa giapponese ha affidato il compito di aumentare sensibilmente le vendite nel Vecchio continente. Detto fatto: «In un mercato difficile, in 6 anni abbiamo aumentato i volumi di oltre il 50% e la quota di mercato dal 2,7% del 2009 al 4,2%. Ora siamo ruota a ruota con Toyota, la prima fra le giapponesi, ma non ci basta. Puntiamo al 5% di quota, che consideriamo la base per ulteriori investimenti in Europa».
I driver di questo successo?
«I crossover, naturalmente. Qashqai si è imposto come leader assoluto della categoria e continua a dare ottimi risultati anche dopo il cambio di generazione. Ma si sta comportando bene anche la nuova X-Trail, e continua a fare proseliti, specialmente tra i più giovani, la piccola Juke».
Vi aspettavate di più dalla vostra auto elettrica Leaf?
«Abbiamo messo su strada 200mila Leaf in 5 anni. Il nostro modello è di gran lunga il più venduto in un mercato, quello delle elettriche, che continua a crescere ma a un tasso molto più basso di quanto era stato previsto. Il futuro delle auto elettriche dipende per buona parte dagli incentivi dei vari governi e dalla creazione di una rete adeguata di infrastrutture per la ricarica. Ma in questi anni abbiamo imparato che è molto importante anche il packaging : perciò con l'aumento della densità energetica delle batterie abbiamo esteso l'autonomia da 199 a 250 km, un valore che dovrebbe aumentare notevolmente le potenzialità del modello».
Ci sarà spazio anche per autovetture ibride?
«L'ibrido, a livello globale, è parte della nostra strategia, ma l'investimento principale l'abbiamo fatto sulle elettriche. Non abbiamo piani precisi per le auto a doppia alimentazione, al momento. Vedremo come si evolverà il potenziale di vendita».
Nuovi modelli in arrivo?
«Tra non molto la nuova generazione della Juke, per la quale stiamo investendo 100 milioni di sterline nell'aggiornamento della linea di produzione a Sunderland».
La fabbrica di Sunderland è di gran lunga la più importante per voi in Europa.
Vi preoccupa l'eventualità che tra due anni gli inglesi possano decidere di uscire dall'Unione?«Non ci farebbe piacere. Ma non lo vedo come un grosso problema. Comunque vada, non verrà meno il nostro impegno inglese. Siamo pragmatici e abbiamo sbocchi su 120 mercati».
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