Ilaria Cucchi all'attacco: "Non mi pento di nulla"

La sorella di Stefano Cucchi prosegue il suo tour mediatico. E, dopo aver diffamato un innocente, rincara la dose

Ilaria Cucchi all'attacco: "Non mi pento di nulla"

Ilaria Cucchi rincara la dose. Altro che scuse. In una intervista sul Corriere della sera, difende la sua scelta di pubblicare la foto del carabiniere che è indagato per la morte del fratello Stefano. "La vera gogna l’ha subita mio fratello, dopo essere stato ucciso. Io non ho mai detto che Stefano non aveva colpe, ma doveva essere giudicato ed eventualmente condannato, non pestato e lasciato morire - dice - scrivendo il messaggio non ho pensato al rischio di fomentare la violenza; volevo solo che l’immagine muscolosa e sorridente di quel carabiniere fosse messa a confronto con quella di Stefano. Era una foto già pubblica, lui l’aveva messa su Facebook e l’ha tolta solo l’altro ieri, non quando s’è saputo che è inquisito per il pestaggio".

La vigliaccata di Ilaria Cucchi ha esposto un innocente (fino a prova contraria) alla gogna mediatica di Facebook. Eppure lei non solo non si pente del gesto ma rincara addirittura la dose. "Il mio è stato uno sfogo contro chi non s’è limitato a picchiare, ma se n’è pure vantato" e"se ho sbagliato si vedrà. Io non ho paura, a differenza di altri". È rammaricata per le minacce di morte che il carabiniere ha ricevuto dopo il suo post. "Ma io - spiega - mi sono dissociata appena sono comparsi i primi commenti violenti; così come sei anni fa con i miei genitori scendemmo in strada per prendere le distanze da chi aggrediva le forze dell’ordine e bruciava i cassonetti in nome di mio fratello. Abbiamo sempre detto che vogliamo giustizia, non vendetta". "Basta con le ipocrisie, - attacca la Cucchi - sono stanca: hanno massacrato un ragazzo, poi hanno nascosto le prove arrivando a sbianchettare un registro ufficiale, hanno taciuto e mentito. E adesso querelano? Si vede che non hanno altra strada".

Però la Cucchi continua a mantenere una posizione colpevolista nei confronti del carabiniere che considera l'assassino di suo fratello in quanto "le intercettazioni per me - dice - sono prove schiaccianti". " Tra loro, senza che avessero motivo di mentire, - prosegue - gli inquisiti discutono delle strategie per avere la pena sospesa, usano quattro o cinque telefonini come fanno i banditi, uno insulta la ex moglie che gli ricorda di quando si vantava di aver picchiato Stefano... E in questi sei anni hanno taciuto, lasciando processare persone che sono state dichiarate innocenti". La donna ricorda che il maresciallo Mandolini oggi è inquisito per falsa testimonianza che "si vanta per l’arresto di uno spacciatore che vendeva droga fuori dalle scuole dopo un esposto delle mamme, e di aver taciuto per rispetto ciò che Stefano gli avrebbe confidato sulla nostra famiglia" ma "al processo disse tutt’altro" forse perché pensavano di averla fatta franca e così ora "si difendono gettando fango su di noi".

E infine l'intervista si conclude con la richiesta di una nuova perizia e l'ombra del complotto su quelle precedenti: "Che posso fare se il mio stesso consulente denuncia il conflitto di interessi per uno dei nominati, già candidato per il partito dell’ex ministro La Russa che da ministro della Difesa assolse subito i carabinieri, e con legami professionali con i periti precedenti? Possibile che non si trovi qualcuno senza rapporti sospetti? Se in Italia non c’è lo andassero a cercare in Svizzera".

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