Se non fosse stato confermato da fonti autorevoli - il premier israeliano in persona, che poi ha cercato di minimizzare - avremmo pensato a un pesce d'aprile. Il governo italiano - questa è la notizia - si sarebbe detto disponibile a ospitare una parte dei sedicimila immigrati clandestini, soprattutto eritrei e sudanesi, che Tel Aviv ha deciso di espellere perché entrati nel paese non in possesso dei requisiti di profughi. Analoga disponibilità, secondo la stessa fonte, sarebbe stata data da Germania e Canada. La Farnesina, dopo qualche ora di imbarazzato silenzio, ha smentito, ma il giallo resta anche perché tra Alfano e Netanyahu, a occhio, mi sembra più credibile e affidabile il secondo. Se fosse tutto vero, più che un atto di solidarietà, un simile accordo sarebbe un dispetto bello e buono del governo uscente a quello entrante, che - qualsiasi sarà - non vedrà certo la sinistra in un ruolo da protagonista. Al prossimo premier toccherà infatti o rispettare l'accordo (sfidando oltre che la ragione anche l'ira degli italiani che nell'urna hanno appena espresso parere contrario a nuovi arrivi spontanei di disperati, figuriamoci quelli organizzati a tavolino) oppure aprire una crisi diplomatica con un paese amico per la rottura di un impegno sancito.
Nel merito pare addirittura superfluo approfondire il non senso pratico e politico di una decisione che non avrebbe logica da qualsiasi parte la si volesse rigirare. Solo un primo ministro (Gentiloni) e un ministro degli Esteri (Alfano) che non hanno più nulla da chiedere e ottenere dagli italiani potevano arrischiarsi in una simile avventura o permettere che qualcuno lo facesse a nome e per conto dell'intero paese. Ma la domanda ora è un'altra. Nel tempo che manca all'insediamento di un nuovo governo, che non sarà certo un tempo breve, quanti altri sgambetti e trabocchetti dobbiamo aspettarci dalla classe politica e dirigente uscente? Se sugli immigrati qualcuno - presto scopriremo chi - ha almeno tentato un simile scherzo, figuriamoci la prateria che ha davanti chi volesse inquinare i pozzi, già malsani di loro, dei conti pubblici o avvelenare i già traballanti rapporti internazionali.
Nella terra di nessuno si annida sempre un'insidia, un agguato, una vendetta. Gentiloni è persona perbene ma è meglio che vigili con grande attenzione.
Il suo, ora, è un governo che si deve limitate allo stretto necessario e farlo con grande trasparenza e onestà. La teoria del «muoia Sansone con tutti i filistei» non si addice a chi ha a cuore la cosa pubblica e il bene dell'Italia.
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