«Le virtù patrie e la pietà congiunta». Così scrive il Foscolo nel carme Dei Sepolcri (v. 102), riferendosi alla pietà verso i parenti. I congiunti sono anzitutto loro, i parenti (stretti o strettissimi). I consanguinei. Congiunto non combacia alla perfezione con moglie o marito, ma in italiano è sinonimo di coniuge fin dal Trecento. Possiamo dunque stare tranquilli: dal 4 maggio ci si può spostare anche per incontrare un (o una) consorte. E gli affini, i parenti di un coniuge rispetto all'altro coniuge? Come fai a impedire a tua madre di andare a trovare tua moglie, o a tuo marito di far visita a tuo padre? Via libera dunque anche per recarsi a casa di suoceri e generi, nuore e cognati. Qui però il quadro si complica. Chi si è unito civilmente (Legge n. 76/2016) potrà certo incontrare l'altra metà della coppia di fatto, se ne è al momento lontano, ma i genitori di lui (o di lei) potranno vedere i genitori di lei (o di lui)? Pronto intervento di Palazzo Chigi: con congiunti vanno intesi «parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili». Si rassicurino dunque i piccioncini impossibilitati a frequentarsi perché tenuti distanti, e i trottolini amorosi che, senza essere ufficialmente fidanzati, si vedono con assiduità. Li ha salvati il grande ombrello del premier, che con una mano toglie e con l'altra dà: il loro è senz'altro un «affetto stabile».
Potrebbe essere considerata allora stabile, previa approvazione della consorte, anche una relazione extraconiugale di media o lunga durata intrattenuta dal solito vitellone italico: il fedifrago potrà autocertificare che il suo matrimonio è da tempo «inattivo», e la moglie potrà confermarlo. L'amante come una sorta di seconda moglie. Già in latino, d'altronde, coniunx, oltre a significare «coniuge» (moglie o marito), e a riferirsi a fidanzate o future spose, poteva indicare una concubina o un'amante.
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