Un duello a distanza che dura da mesi tra tweet e annunci davanti alle telecamere. I duellanti sono l'arcivescovo della diocesi di Palermo, Corrado Lorefice, e il ministro dell'interno Matteo Salvini. Il primo affondo risale allo scorso luglio quando Salvini su Twitter aveva replicato al presule siciliano. «Con tutto il rispetto possibile per il pastore di anime, anziché favorire l’arrivo in Europa dei poveri di tutta l’Africa, il mio dovere al governo è pensare prima ai milioni di poveri italiani. Sbaglio?». Una presa di posizione su Twitter al discorso, che qualche giorno prima l'Arcivescovo aveva rivolto alla città in occasione del Festino di Santa Rosalia. La colpa è quella di aver preso una posizione fortemente critica nei confronti della politica del governo pentastellato riguardo ai migranti.
La risposta non si è fatta attendere e arriva nel giorno di Natale, con una preghiera disposta dall'Arcivescovo e letta in tutte le chiese della Diocesi, in cui si punta il dito contro il decreto sicurezza del governo Conte. «Che non ci accada di rimanere in silenzio dinnanzi ai “dis-umani” decreti – si legge nella preghiera diffusa a tutte le chiese della comunità palermitana per le festività natalizie – che aggravano la sofferenza di quanti sono già vessati dalla povertà e dalla guerra, vere cause del fenomeno migratorio che l’idolatria del capitale e lo strapotere dei manager mondiali della finanza continua a generare dalle regioni e dai continenti periferici della terra». Un rimpallo a distanza, un detto e non detto che alla fine ha portato anche l'intervento del sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, che proprio con il Ministro ha già avuto più di uno scontro verbale. «Continua un genocidio - ha affermato il primo cittadino di Palermo nel giorno della commemorazione di Paolo Borsellino - e direi a Salvini: si farà un secondo processo di Norimberga e lui non potrà dire che non lo sapeva. Uno degli effetti di questo decreto è il clima di paura tra i dipendenti comunali e tra i migranti che si sentono, improvvisamente, franare il terreno sotto i piedi. Nei giorni scorsi ho inviato una direttiva all'ufficio anagrafe del Comune ordinando la sospensione dell'applicazione del decreto in attesa di un approfondimento giuridico. Sono in corso le istruttorie, una volta terminate provvederò a firmarle».
L'arcivescovo Lorefice, chiamato in causa dagli stessi giornalisti, ha evitato di nominare Salvini ma non ha perso occasione di spiegare il proprio punto di vista sulle decisioni del Governo. «Al dei là di quello che può essere la battaglia del sindaco di Palermo, qui non ne facciamo una questione politica, qui abbiamo il dovere morale di non dimenticare che ogni uomo deve essere riconosciuto nella sua dignità, a maggior ragione se la sua esistenza è segnata da un suo pregresso.
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