Bufera a Lecce, dove sette persone sono finite in manette e altre 34 sono indagate per un'inchiesta che ha fatto luce sull'assegnazione senza graduatorie di case popolari in cambio di voti. Due persone in carcere, cinque ai domiciliari e due con obbligo di dimora: è l'esito di un'operazione della Guardia di finanza nei confronti di nove soggetti indagati a vario titolo per reati di associazione a delinquere, peculato, corruzione, corruzione elettorale, abuso d'ufficio, falso, occupazione abusiva, violenza privata e lesioni.
Coinvolti anche alcuni amministratori pubblici e dipendenti della locale amministrazione comunale. L'ordinanza è stata emessa nell'ambito delle indagini sull'indebita assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica in favore di soggetti non utilmente collocati in graduatoria, l'occupazione abusiva di alloggi disponibili per l'assegnazione. Queste agevolazioni sarebbero scattate per acquisire consenso elettorale.
L’ordinanza è stata emessa dal gip del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, su richiesta della Procura. Ai domiciliari l’ex assessore e attuale consigliere comunale Attilio Monosi, il consigliere comunale Antonio Torricelli, l’ex assessore della giunta guidata dal sindaco Paolo Perrone, Luca Pasqualini, il dirigente comunale Lillino Gorgoni e il 27enne Andrea Santoro.
La misura interdittiva è stata disposta, invece, per dirigenti e funzionari dell’ufficio casa, Piera Perulli,
Giovanni Puce, Paolo Rollo e Luisa Fracasso, mentre in carcere sono stati rinchiusi Umberto Nicoletti e Nicola Pinto, di 31 e 41 anni, entrambi di Lecce, che occupano alloggi popolari in edifici del quartiere "Stadio" di Lecce.
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