Mentre l'Italia spera in un imminente ritorno alla normalità, si continua a lavorare anche per tentare di risalire alle principali cause dell'emergenza Coronavirus che si sta abbattendo sul nostro Paese. Il dito è puntato soprattutto contro quei weekend passati in montagna nella zona della Bergamasca, che risulta essere proprio la più colpita. Il primo positivo al Covid-19 a Colere, località sciistica nella Val di Scalve, è stato un maestro di sci. Proprio le stazioni di montagna sono viste come uno dei principali focolai. Pietro Orrù si ricorda bene quel sabato 7 marzo, alla vigilia della chiusura della Lombardia e di altre 14 province per tentare di contenere l'epidemia: "Code di auto, seconde case tutte aperte, sembrava Ferragosto. Il virus è stato preso sotto gamba, bisognava intervenire molto prima".
Il sindaco di Vilminore ha fatto sapere che già il 23 febbraio i primi cittadini erano stati convocati a Bergamo per affrontare l'emergenza: "A parte che eravamo in duecento, e chissà se qualche collega si è contagiato proprio lì, ma da quel momento si sono perse almeno due settimane". Lui si era informato tramite i carabinieri sulla possibilità di provvedere alla chiusura degli impianti, ma gli è stato riferito che "senza un grave motivo di sanità pubblica era impossibile".
"Nessuno ha capito"
A partire dai primi di marzo erano state adottate delle misure di sicurezza: cartelli, accessi divisi in corsie e distanze tra le persone. "Ma la gente ci rideva in faccia. Non avevamo l’autorità per far rispettare regole che nessuno prendeva seriamente", rinfaccia Roberto Meraviglia, amministratore delegato di Irta spa che gestisce il comprensorio Presolana-Monte Pora. Gli ha fatto eco Silvio Rossi, che gestisce gli impianti di Colere: "La verità è che nessun ente aveva capito cosa stava realmente succedendo. Gli impianti funiviari sono diventati un capro espiatorio, ma in quelle settimane c'è stato il Carnevale di Venezia e l'Atalanta ha giocato a San Siro...".
L'avvocato Benedetto Bonomo ha fatto notare che quei giorni erano una manna per gli impianti dopo anni di difficoltà: "Le giornate erano splendide, la neve incredibile". Come riportato dal Corriere della Sera, lo stesso ex sindaco di Colere due giorni fa ha presentato un esposto sui ritardi ad Alzano: "Il vero nodo è capire chi poteva dare agli amministratori o agli imprenditori un pezzo di carta su basi scientifiche per intervenire, e non lo ha fatto".
Ezio Berera, responsabile marketing degli impianti di Foppolo-Carona, ha raccontato che quei fine settimana sulle piste da sci erano impossibili da gestire: "Per noi è stato un disastro economico, ma la salute viene prima di tutto, ci sono troppi morti anche qui in val Brembana. Era giusto chiudere almeno un mese prima".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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