Da liberale dico nessuna censura ai testi storici

Capisco gli ebrei ma non approvo, e tanto meno condivido, le proteste di chi ha censurato il Giornale per aver fatto conoscere un testo storico come Mein Kampf

Da liberale dico nessuna censura ai testi storici

Capisco gli ebrei che hanno maturato una forte sensibilità a causa delle tragedie che hanno attraversato col fascismo e il nazismo quando si scandalizzano per la pubblicazione di testimonianze su ciò che sono stati entrambi. Ma non approvo, e tanto meno condivido, le proteste di chi ha censurato il Giornale per aver fatto conoscere un testo storico come Mein Kampf. In una democrazia liberale, come è la nostra, la pubblicazione di un documento come Mein Kampf non avrebbe dovuto scandalizzare nessuno, perché una cosa è pubblicare un testo di documentazione storica, un'altra il giudizio politico e morale che se ne dà. Lasciamo la storia agli storici e non facciamone occasione di polemica politica o, peggio, elettoralistica. Stampare un libro sullo stalinismo non è fare propaganda per lo stalinismo. È unicamente produrre una documentazione su ciò che è stato.

Non capisco, per dirla tutta, le polemiche che sono state sollevate. Se ci mettiamo anche noi a bruciare i documenti storici, o a vietarne la pubblicazione solo perché raccontano avvenimenti dolorosi per qualsiasi spirito libero, finiamo col metterci sullo stesso piano di chi, non molti anni fa, ne faceva una questione politica e censoria. La ricostruzione storica anche se di accadimenti molto «sensibili» non può, non deve, essere censurata per nessuna ragione.

Personalmente, considero il fascismo e il nazismo un abominio e me ne tengo a distanza. Ma non sono neppure contrario che mi si dica che cosa sono stati sul piano storico. L'apologia di fascismo e nazismo è una cosa, la ricostruzione di ciò che sono stati un'altra.

Sono per il diritto di Israele di esistere come Stato, ho la massima comprensione per la tragedia che ha colpito gli ebrei sotto fascismo e nazismo e per la sensibilità che essi ne hanno maturato. Ma continuo a ritenere che un conto è il giudizio politico e morale su quanto accaduto, un altro la ricostruzione storica attraverso lo studio di documenti, anche terribili, quali Mein Kampf. Ci mancherebbe che anche noi ci mettessimo a mettere al bando i libri che ci ricordano un'epoca tragica per il mondo. E di cui abbiamo un giudizio assolutamente negativo.

Lasciamo al fascismo e al nazismo l'inclinazione alla censura; ma teniamoci strette le nostre libertà di pensiero e di giudizio. La superiorità politica e morale del liberalismo su ogni altra dottrina politica sta proprio nel non voler cancellare avvenimenti che hanno riguardato il nostro mondo solo perché non li avremmo mai potuti approvare.

Temo che le reazioni che ci sono state per la divulgazione di Mein Kampf, siano un retaggio del non aver elaborato storicamente, politicamente e moralmente che cosa sono stati il fascismo e il nazismo. Se lo avessimo fatto, non ci ritroveremmo, oggi, a fare la pessima imitazione dei regimi liberticidi che hanno dominato la scena europea e mondiale negli anni Trenta del secolo scorso.

Sono vissuto nell'Italia fascista e nell'Unione Sovietica comunista e so che non vorrei fare le stesse esperienze che hanno fatto molti italiani e molti russi. So anche che, sotto quei regimi, sarei probabilmente finito male, in galera o ucciso, ma non è questa la ragione per la quale non vivrei mai in un regime che assomigliasse loro. La mia religione della libertà a dirla con Croce mi induce ad aborrire qualsiasi regime che violi non solo la mia libertà, ma anche quella altrui. Sono cresciuto in una famiglia antifascista lo erano sia mio padre sia ma madre durante il fascismo e alla scuola di Bobbio e dei miei maestri liberali dell'università di Torino, dove mi sono laureato e credo di esserne rimasto segnato per il resto della mia vita. Per quel che serve, manifesto la mia solidarietà al Giornale per aver coraggiosamente divulgato il Mein Kampf hitleriano in un periodo della nostra storia che confonde il «politicamente corretto» con la libertà di pensiero e di giudizio.

Come ha scritto il direttore di questo giornale, dopo le polemiche che ne sono seguite, un conto è condannare politicamente e moralmente fascismo e nazismo, un altro produrre una documentazione storica che ne testimonia pensiero e vicende e aiuta a comprendere ciò che sono stati.

piero.ostellino@ilgiornale.it

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