L'influenza è sparita? Ecco perché non ci si ammala

I casi di influenza stagionale, in Italia, sono nettamente al di sotto della soglia ordinaria. Ma per gli scienziati non è una buona notizia

L'influenza è sparita? Ecco perché non ci si ammala

Che fine ha fatto l'influenza stagionale? Se non è questa la domanda del secolo, per certo, è una tra le più gettonate delle ultime settimane. Mentre i virologi di tutto il mondo proclamano l'arrivo di una eventuale "terza ondata" dell'epidemia, e le misure anti-contagio si fanno sempre più stringenti ad ogni latitudine del globo, febbricole e raffreddori sembrano spariti nel nulla. Perché? Che succede? Difficile a dirsi. Fatto sta che, al netto delle ipotesi più razionali, le ragioni potrebbero essere varie e molteplici. Ma andiamo per gradi e proviamo a mettere in fila le evidenze scientifiche raccolte finora nel tentativo di fare un po' di chiarezza.

Cosa dicono i dati

In Italia, nel corso della prima settimana del 2021, l'incidenza delle sindromi simil-influenzali continua ad essere stabilmente sotto la soglia di base, con un valore pari a 1,4 casi per mille assistiti. Nell'anno 2020, in riferimento allo stesso periodo di osservazione, il livello di incidenza era invece pari a 6,6 casi per mille assistiti, un dato cinque volte più basso rispetto a 12 mesi fa. Dal 4 al 10 gennaio, infatti i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana, sono circa 86.000, per un totale di circa 1.427.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza. A riferirlo è il rapporto Influnet, il sistema di monitoraggio dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), che ha confermato come "in tutte le Regioni italiane che hanno attivato la sorveglianza, il livello di incidenza delle sindromi similinfluenzali è sotto la soglia basale". A causa dell'emergenza Covid, però, la provincia autonoma di Bolzano, la provincia autonoma di Trento, la Sardegna, la Campania e la Calabria non hanno attivato la sorveglianza. Ad ogni modo, Nella 1° settimana del 2021, in Italia sono stati analizzati 121 campioni clinici ricevuti dai diversi laboratori afferenti alla rete InfluNet e, su un totale di 1.450 campioni analizzati dall'inizio della sorveglianza, nessuno è risultato positivo al virus influenzale. Nell’ambito dei suddetti campioni analizzati, inoltre, 16 sono risultati positivi al SARS-CoV-2 (201 dall'inizio della sorveglianza).

Anche nel resto del mondo, l'andamento dei cosiddetti "virus stagionali" procede al rilento. Dai dati messi a disposizione dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si è evince che l’attività del patogeno responsabile dell’influenza risulta essere a un “livello infra-stagionale”. Negli Stati Uniti, ad esempio, le malattie influenzali registrate sono l’1,6%, ben al di sotto della linea fissata al 2,6% usata per definire l’inizio di un’epidemia. I laboratori americani hanno raccolto, complessivamente 925 campioni positivi a virus influenzali, contro i quasi 64.000 del 2019. Ciò significa che l’influenza si sta comportando come durante il periodo estivo, quando è "sotto traccia". Perchè?

L'utilizzo di mascherine

Tra le ragioni che spiegherebbero l'assenza di circolazione dei virus stagionali vi sono, senza ombra di dubbio, le misure di distanziamento sociale e l’uso massivo delle mascherine. I due fattori, messi assieme, starebbero facendo da scudo anche contro il virus dell’influenza. D’altra parte è noto che i meccanismi di trasmissione dei coronavirus, al netto di una maggiore contagiosità di Sars-Cov-2, sono abbastanza simili. Che le norme di distanziamento e l’uso delle mascherine siano la principale ragione per il ritardo nell’arrivo dell’influenza lo si denota, inoltre, anche dal comportamento di altri virus, quelli cosiddetti "parainfluenzali" come i rhinovirus, i virus responsabili del raffreddore. Anche per essi si è osservato una netta diminuzione dei casi già a partire dello scorso marzo, quando molti Paesi del mondo sperimentavano il lockdown. Ma l'assenza di sindromi parainfluenzali è una buona o cattiva notizia?

La preoccupazione degli scienziati

Se da un lato non avere un’epidemia di influenza che corra in parallelo con quella di Sars-Cov-2 è sicuramente un’ottima notizia, dall'altro potrebbe non esserlo del tutto. Tra gli scienziati c'è chi ritiene che l'assenza dell'influenza stagionale possa indebolire il nostro sistema immunitario o, in ogni caso, renderlo inefficiente contro l'attacco di altri virus, specie quelli responsabili delle sindromi parainfluenzali (per esempio del raffreddore). Come ben spiega Libero Quotidiano, in questi mesi è stata avanzata l'ipotesi di un loro ruolo protettivo dei rhinovirus nei confronti del Sars-Cov2 basato sul meccanismo dell'immunità crociata. È stato dimostrato che il virus del raffreddore ha un effetto protettivo nei confronti del Covid-19 in quanto attiva la risposta degli interferoni, una famiglia di proteine prodotta dal sistema immunitario che inibisce la riproduzione virale. Un recente studio ha confermato che una persona affetta da infezione da rhinovirus (raffreddore, para-influenza), ha il 70% in meno di probabilità di contrarre anche una forma leggera da Coronavirus, qualora ne venisse a contatto, rispetto a qualcuno che non ha i sintomi del raffreddore. Inoltre, i virus responsabili dell'influenza hanno un involucro lipidico (grasso) di protezione che, però, può essere facilmente rimosso con l'uso di saponi e di igienizzanti impedendo loro di espletare la propria azione virale.

Il vaccino antifluenzale

Lo spettro di un doppio attacco, da una parte il Covid-19 e dall’altra l’influenza, aveva portato molte nazioni a spingere verso una possente campagna di immunizzazione tramite i vaccini. In Italia, la campagna vaccinale antinfluenzale è cominciata con un mese e più di anticipo rispetto agli anni precedenti, proprio per garantire un aiuto alla lotta contro il Coronavirus ed evitare, di conseguenza, la consuetudinaria pressione sulle strutture sanitarie durante i mesi invernali. E i risultati, contrariamente a quanto si possa pensare, sono stati piuttosto evidenti. Ma adesso, la faccenda potrebbe complicarsi. E vi sono tre motivi per cui sarebbe bene non abbassare la guardia. Il primo riguarda la possibilità che ci possa essere un picco ritardato dell'influenza rispetto al normale andamento a cui siamo abituati. Il secondo è che una stagione anomala – sostengono gli scienziati – potrebbe complicare il sequenziamento delle varianti genetiche del virus influenzale necessario per individuare i ceppi che circoleranno nella stagione 2021/2022 e utili alle case farmaceutiche per produrre i vaccini.

Il terzo è la possibilità che un numero basso di ammalati nel 2020/2021 potrebbe portare a una epidemia di influenza più aggressiva nel 2021/2022. Si tratta solamente di ipotesi, ovviamente, ma da tenere in conto poiché avremo ancora a che fare anche con Sars-Cov-2 ancora per qualche mese.

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