Il Sars-CoV-2 rimane sulla parte interna delle mascherine per 7 giorni. A sottolinearlo è uno studio dell'Istituto superiore di sanità (Iss), che ha effettuato una sperimentazione per rilevare il virus su diverse superfici. "Nella parte interna delle mascherine è risultato" rilevabile "fino a 7 giorni", ha spiegato Rosa Draisci, del Centro nazionale sostanze chimiche, prodotti cosmetici e protezione del consumatore dell'Iss, nel corso dell'audizione del presidente dell'Istituto, Silvio Brusaferro, alla Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
La sperimentazione prevedeva di rilevare la presenza del nuovo coronavirus su diverse superfici, tra cui anche le mascherine. "Si tratta- ha aggiunto Silvio Brusaferro-di uno studio scientifico in ambienti protetti, non è dunque immediatamente assimilabile a situazioni normali". E ha spiegato che "costruire un setting sperimentali vuol dire tenerlo protetto da luce del sole e da altri fattori che hanno una influenza" sui risultati nella vita reale. Le mascherine chirurgiche, precisa Brusaferro, "sono efficaci dalle 2 alle 6 ore ma non ci sono strumenti che ne garantiscano il riutilizzo o il ricondizionamento con le stesse performance".
Durante l'audizione in Commissione di inchiesta, il presidente dell'Iss ha sottolienato altri aspetti emersi dai vari Rapporti Covid-19 effettuati in questi mesi, che "hanno fornito indicazioni sull'igiene delle mani e degli ambienti e sul corretto uso dei disinfettanti". Brusaferro ha sottolieato l'importanza di un uso corretto dei disinfettanti, perché un loro utilizzo eccessivo o improprio potrebbe portare a "intossicazioni da sostanze pericolose". L'igienizzazione "accurata e frequente delle mani è un elemento essenziale della prevenzione del contagio", ha precisato, ricordando come l'Iss l'abbia incoraggiata e raccomandata fin dall'inizio della pandemia. "Tuttavia- ha aggiunto-in alcuni casi specifici è opportuno, in aggiunta alla igienizzazione delle mani, utilizzare guanti monouso al fine di ridurre il potenziale di contaminazione dei prodotti e garantirne la sicurezza": è il caso, per esempio, dei negozi. Consigliata, quindi, la disinfezione anche delle superfici, ma senza esagerare, per evitare di incorrere in effetti indesiderati: "Bisogna trovare il giusto equilibrio".
In uno dei Report Covid-19, l'Iss ha sconsigliato "la sanificazione delle strade e di grandi superficie con ipoclorito di sodio, perché a contatto con altri materiali organici depositati sul terreno, si possono formare delle sostanza pericolose". Approvate, invece, le lampade Uv per la "disinfezione dei dispositivi" dal nuovo coronavirus. L'ozono, invece, "non è oggi un disinfettante, non può essere classificato tale. È una sostanza all'attenzione dell'Agenzia europea delle sostanze chimiche per la valutazione come biocida, ovvero sostanza che inattiva microrganismi. Ma ad oggi non è stato completato l'iter di valutazione per cui non può essere dichiarato un disinfettante".
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti prodotti dai soggetti positivi al nuovo coronavirus, l'Iss specifica che "vanno smaltiti nell'indifferenziata e portati a incenerimento". "Si dovrebbero considerare rifiuti sanitari a potenziale rischio infettivo- ha precisato Federica Scaini dell'Iss, intervenuta in Commissione di inchiesta- ma poiché questo non è fattibile per tutta la popolazione si è considerato" lo smaltimento nell'indifferenziata.
I rifiuti dovrebbero essere messi in un doppio sacchetto e, una volta raccolto, "può subire il trattamento di sterilizzazione in impianti". Poi, dopo essere stato sterilizzato, il rifiuto dovrebbe essere portato in un "altro impianto per lo smaltimento definito". Un'altra soluzione potrebbe essere ricorrere all'inceneritore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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