La Lombardia rischia di entrare presto in zona rossa, i dati non lasciano infatti molta speranza. E anche se molti Comuni già sono diventati color arancione rinforzato con regole strette, potrebbe non bastare. Prima Brescia e provincia, poi la provincia di Como, diversi Comuni in provincia di Cremona, di Mantova, Pavia e in particolare quelli intorno a Milano. Non si scampa: sopra ai 250 casi settimanali per 100mila abitanti scattano le misure rafforzate.
A preoccupare sono adesso le varianti, soprattutto quella inglese che sembra ormai essere quella prevalente.
Ieri la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti ha spiegato che “dalle analisi svolte nei nostri laboratori, è presente nel 64% dei tamponi testati a campione”. Si è diffusa velocemente, se si pensa che a metà febbraio la percentuale si aggirava intorno al 30-35%, non di più.La variante nigeriana a Brescia
Per quanto invece le altre varianti che stanno circolando in Italia ma che ancora non sono preoccupanti, l’obiettivo è quello di evitarne la diffusione. Di ieri la notizia che quella nigeriana è stata isolata per la prima volta in Lombardia a Brescia. Ciò che fa paura è che possa essere resistente ai vaccini in uso. Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), ordinario di Microbiologia e microbiologia clinica all'università degli Studi bresciana e direttore del Laboratorio di Microbiologia dell'Asst Spedali Civili, ha spiegato che adesso si potrà “finalmente valutare se questa variante, rispetto al ceppo originario o agli altri mutanti noti, mostra o meno una maggiore aggressività e se è resistente o no agli anticorpi indotti dalla vaccinazione. Avendo tanti punti di mutazione sulla proteina Spike".
Intanto a Brescia i dati parlano di 482 casi, con strutture ospedaliere costrette a chiedere aiuto agli altri ospedali lombardi per accogliere i pazienti. Come riportato dal Corriere, i reparti di terapia intensiva nella giornata di ieri hanno segnato l’aumento più consistente dell’ultimo periodo, +13. Per un totale di 476 ospedalizzati, dei quali 57 nell’ospedale Fiera Milano.Lo scudo per Milano
Livello di allerta alto anche a Milano, città che già se l’era vista brutta lo scorso novembre. Secondo gli esperti molti cittadini potrebbero immunizzarsi in modo naturale. L’importante è stare attenti perché, come sottolineato dagli epidemiologi, una città come Milano, con più di 1 milione 300mila abitanti potrebbe moltiplicare la diffusione del virus a una velocità non gestibile. I numeri finora parlano di 206 casi nell’intera provincia del capoluogo, mentre nella città meneghina scendono di poco arrivando a quota 192. Per il momento è ancora un po’ lontana la soglia dei 250 per 100mila abitanti. Tutto dipenderà dalla velocità di diffusione. Un modo per cercare di evitare che i numeri peggiorino potrebbe essere quello di applicare lockdown mirati e maggiori restrizioni nelle zone messe peggio, così da fermare tutto intorno a Milano e lasciare libera la città. Partendo da questa idea tre Comuni erano divenatti rossi: Bollate, Mede e Viggiù. In queste prime tre zone rosse si sono visti dei risultati che lasciano ben sperare. I cittadini stanno ricevendo il vaccino in anticipo e i casi sono già scesi in modo rilevante.
La Lombardia rischia la zona rossa
Certo, Milano è un’altra cosa. Alessia Melegaro, docente della Bocconi e membro della Commissione indicatori, ha spiegato che “quella di chiudere per micro aree estendendo il cuscinetto ai comuni limitrofi resta l’unica strategia possibile. In passato, ragionando per macro aree si è perso tempo. Questa è una partita a scacchi in cui non si possono più rimandare le decisioni”. Il nuovo monitoraggio è atteso per venerdì 5 marzo, con la nuova cabina dell’Istituto superiore di sanità.
Particolare attenzione anche verso il valore dell’Rt, se dovesse superare l’1,25 si potrebbe parlare dell’entrata in zona rossa di tutta la Lombardia. Prosegue la campagna vaccinale. Da lunedì 8 marzo inizieranno a essere vaccinati gli insegnanti, 200mila persone da immunizzare entri i primi giorni di aprile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.