Mafia, 5 arresti a Misilmeri "Influenze su gestione rifiuti" In manette candidato Pid

In manette 5 persone, tra cui Vincenzo Ganci, 45 anni, in corsa al consiglio comunale di Palermo. Le accuse: associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni

Mafia, 5 arresti a Misilmeri  "Influenze su gestione rifiuti" In manette candidato Pid

Mafia e politica che si appoggiano vicendevolmente. Succede spesso. Ed è successo ancora una volta in Sicilia, a poca distanza dalle elezioni amministrative che si terranno il 6 e il 7 maggio.

A finire in manette è Vincenzo Ganci, candidato al consiglio comunale del Pid a Palermo. Secondo gli inquirenti, l'uomo non era "organicamente inserito" in Cosa nostra ma, secondo il gip Luigi Petrucci, avrebbe fornito al capomafia di Misilmeri Francesco Lo Gerfo "un contributo dotato di effettiva rilevanza causale ai fini del rafforzamento dell’associazione mafiosa e del più efficace raggiungimento dei suoi scopi criminali".

In particolare, Ganci avrebbe "consentito e contribuito affinché Cosa nostra si infiltrasse nell’amministrazione comunale di Misilmeri" e avrebbe svolto "la funzione di anello di collegamento tra il capomafia Lo Gerfo e il Presidente del consiglio comunale Giuseppe Cimò così costituendo lo snodo centrale nella gestione della res publica a vantaggio dell’associazione mafiosa".

Ganci, che è consigliere di circoscrizione di Palermo, è stato arrestato all'alba dai carabinieri. Insieme ad altre 4 persone, anche loro in manette, è accusato di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni. I destinatari del provvedimento restrittivo sono vertici ed affiliati a Cosa Nostra del Mandamento mafioso di Misilmeri, a pochi chilometri da Palermo.

Al presidente del consiglio comunale di Misilmeri è stato notificato un avviso di garanzia. Gli arrestati sono Francesco Lo Gerfo, 50 anni, indicato come il boss del mandamento, Mariano Falletta, 53 anni, Antonino Messicati Vitale, 40 anni, Stefano Polizzi, 55 anni, e Vincenzo Ganci, 46 anni.

La Procura di Palermo adesso comunicherà le notizie riguardanti il Comune "agli uffici competenti affinché valutino la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento degli organi elettivi dell’amministrazione comunale di Misilmeri".

Il mandamento, infatti, secondo gli investigatori condizionava gli assetti politici del Comune e aveva favorito l’elezione di Cimò e di altri consiglieri.

Tra le attività economiche direttamente riconducibili al clan, anche interessi illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti, con quella che viene definita una "massiccia penetrazione" all’interno del Coinres, (Consorzio per la raccolta dei rifiuti tra 22 Comuni dell’Ato 4) e delle amministrazioni comunali interne allo stesso consorzio.

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