Assolto lo scorso gennaio per aver aperto il fuoco e provocato la morte di un malvivente romeno introdottosi nel locale di sua proprietà, ora per Mario Cattaneo si profila all'orizzonte una nuova battaglia legale.
La sentenza di primo grado si era conclusa positivamente per l'oste-tabaccaio di Casaletto Lodigiano il 24 gennaio 2020, con la decisione da parte della Corte di procedere all'assoluzione "perchè il fatto non sussiste". Con la pubblicazione delle motivazioni che avevano spinto verso quella decisione, si era venuti a conoscenza del fatto che i giudici avevano inquadrato la vicenda avvenuta nella notte del 10 marzo 2017 come risultato di un incidente e non di una esplicita volontà di uccidere da parte dello stesso Cattaneo.
Ridestato dal sonno nell'appartamento che condivide coi propri familiari, a causa di rumori sospetti provenienti dal sottostante ristorante di sua proprietà e dal suono dell'antifurto, l'uomo aveva deciso con coraggio di andare a dare un'occhiata per comprendere che cosa stesse accadendo.
Con un'arma da fuoco stretta in mano, Cattaneo aveva colto sul fatto un gruppo composto da quattro ladri intenti a rubare. Nè il suono dell'allarme nè tantomeno la presenza del proprietario armato, tuttavia, erano serviti a spaventare i malviventi tanto da metterli in fuga, anzi. "Me li sono trovati di fronte. Nonostante l’allarme abbia suonato, nonostante mi abbiano visto, queste persone non si sono fermate. Di fronte a certi banditi gli antifurto non servono a niente".
Uno dei balordi si scagliò senza alcun timore contro l'oste, ingaggiando con lui un corpo a corpo. Dal fucile di Cattaneo partì dunque un colpo, che centrò alla schiena il 32enne romeno Petre Ungureanu. Trascinato fuori dal ristorante, quest'ultimo fu abbandonato dagli altri 3 malviventi quando questi si resero conto che per lui era ormai troppo tardi.
Per la morte di Ungureanu, dunque, il ristoratore finì a processo, conducendo una lunga battaglia legale, terminata con la sua assoluzione. "La rosa di pallini partita dal fucile segue una direzione basso-alto", ha motivato la Corte. Una chiara intenzione, quindi, "di intimidire gli aggressori e farli scappare, onde evitare che potessero fare del male ai familiari".
Ora la procura della Repubblica di Lodi decide di presentare ricorso contro la sentenza di primo grado, una notizia che ha fatto trasalire Matteo Salvini, da sempre dalla parte dell'oste e della
legittima difesa, così come tutto il centrodestra . "Incredibile, accanirsi così contro un onesto lavoratore... Non hanno criminali veri da perseguire in Procura a Lodi?", ha commentato il leader del Carroccio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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