La mattanza degli agnelli lasciamola al passato

L'agnello del Cavaliere scuote la Pasqua: la scelta animalista di Berlusconi scatena il dibattito tra favorevoli e contrari. "Il rito cristiano non giustifica questa mattanza": il commento di Oscar Grazioli

La mattanza degli agnelli lasciamola al passato

La polemica sull'agnello, che dovrebbe trionfare sui nostri deschi pasquali, ha radici antiche, ma diviene rovente da qualche decennio nei giorni prima della resurrezione di Cristo, quando vegetariani, vegani, animalisti ma anche persone che non amano essere etichettate come tali - l'ultimo è stato l'ex premier Silvio Berlusconi, che ha «adottato» cinque agnelli per salvarli dalla mattanza pasquale - lanciano i loro strali contro questa strage di giovani vite e di carni immature che qualcuno vorrebbe sostenuta dalla religione cattolico cristiana. Pur essendo oggi laico, ho raggiunto questa condizione mentale dopo avere frequentato per tutta la gioventù un cortile parrocchiale a discutere con curati moderni e prevosti tradizionalisti, di Bibbia e Vangeli. Affascinato dalla figura di un Cristo uomo, più che dalla ieratica componente della Trinità divina, ho sempre ascoltato le parole di chi portava il crocifisso al collo, con grande rispetto. Una volta a casa, meditavo su quanto avevo ascoltato e il giorno dopo tornavo, con i miei dubbi, davanti alle tonache nere che qualche volta mi convincevano e qualche altra mi lasciavano più perplesso di prima, soprattutto se nascondevano i loro, di dubbi, dietro il grande mistero della Fede. Ebbene, nessun religioso mi ha mai dato una risposta convincente circa un rito, il sacrificio dell'agnello, che ha dato origine a una tradizione fortemente radicata nel nostro popolo. Ormai si avvicina la Pasqua e, in omaggio a questa ritualità, comincerà la mattanza di questi giovani animali, che si vorrebbe sdoganare con l'unto del Signore. Mentre la Pasqua, nella credenza cristiana, festeggia la resurrezione del Cristo, per gli ebrei ricorda la liberazione del popolo giudeo dalla schiavitù egizia, quando l'angelo inviato da Dio evitò di colpire i primogeniti di chi aveva segnato la propria abitazione con il sangue dell'agnello immolato. Nella tradizione cristiana, in realtà, non vi è traccia di questa volontà di sacrificio cruento imposto da Gesù, anzi dalla letteratura cristiana si evince che le persone di alta spiritualità, come il Cristo, non mangiavano carne e mai si sarebbero recate al tempio per il rito tutto ebraico di sgozzare un agnello, per di più davanti a quei sacerdoti combattuti più volte con la parola e l'esempio, quei farisei che, complice la ragion di Stato romana, lo condannarono sulla croce. Cristo caccia i falsi sacerdoti dal Tempio e libera colombe, guarisce gli ammalati, perdona le prostitute e, durante la sua vita terrena, mostra sempre l'immagine di un uomo (o un Dio) misericordioso che evita spargimenti di sangue e che rispetta gli esseri del creato.

Nessun prelato ha mai risposto al mio dubbio circa il perché una religione che basa la sua essenza stessa sul rispetto per i deboli dovrebbe imporre di tagliare la gola a giovani vite innocenti. Preferisco, per Pasqua, abbracciare il rito dell'uovo e della colomba che, se non tolgono tutti i peccati del mondo, ci rendono più gioiosi e sereni.

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