Centinaia di schede telefoniche e cellulari, destinati ai dipendenti del Tar e pagati coi soldi pubblici, finivano nelle mani di estranei, anche mafiosi.
La Guardia di finanza di Salerno ha scoperto una truffa ai danni del Tribunale amministrativo e dei maggiori gestori telefonici. Nell'enorme giro di falsi contratti sono finiti anche l'ex dirigente amministrativo del Tribunale e una dipendente.
Dodici sono gli indagati, di cui 4 arrestati ai domiciliari, e 6 destinatari dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tutti rispondono a vario titolo di associazione per delinquere, peculato, abuso d'ufficio, falso, truffa aggravata ai danni dello Stato e ai danni dei gestori di telefonia: Tim, Vodafone, Wind, H3G, Poste mobile e Bt Italia. Uno scandalo su cui aveva già puntato i riflettori un'inchiesta di Report.
E, al Tribunale amministrativo, lo scorso anno sarebbe arrivata una bolletta da centinaia di migliaia di euro.
Non solo misure cautelari, ma anche sequestri preventivi sono stati eseguiti in mattinata, nel corso dell'operazione denominata "Tar sim". Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Salerno hanno apposto i sigilli su beni del valore di circa mezzo milione di euro, sulla base di un provvedimento firmato dal gip Elisabetta Boccassini.
Alcune delle numerose schede telefoniche intestate al tribunale salernitano venivano, invece, utilizzate da perspone coinvolte in indagini sulla camorra o già condannate per evitare di essere intercettate.
Uno dei promotori arrestati era già finito al centro di un'indagine di questo tipo, in cui oltre 450 schede Sim, erano state fittiziamente intestate ad un comando di polizia, utilizzando timbri e sigilli contraffatti, pur di ottenere il relativo premio di provvigione.
A dare il via agli accertamenti, coordinati dal pm Vittorio Santoro, una relazione su alcune anomalie gestionali riscontrate nel settembre del 2014 che il dirigente ad interim del Tar di Salerno inviò al Segretariato generale della Giustizia amministrativa alla procura.
I reati contestati sarebbero stati commessi dal 2007 ad oggi. Ogni indagato aveva - per gli investigatori - ruoli e compiti differenti. Tra loro innanzitutto i 4 finiti ai domiciliari: il presunto ideatore del sistema, il promotore telefonico Carlo Avallone, il suo collega Vincenzo Adinolfi, l’allora Segretario generale del Tar di Salerno, Felice Della Monica e Teresa Bonasi, dipendente dello stesso Tribunale e punto di riferimento operativo dei vari promotori. Ruotavano attorno ad essi i rappresentanti legali, i titolari delle società coinvolte o i mandatari delle compagnie telefoniche.
Accertamenti e perquisizioni hanno permesso di ricostruire come fossero state formate, nel tempo, più schede di adesione false a convenzioni biennali con diverse compagnie telefoniche, utilizzando i dati dell’Organo di giustizia amministrativa e grazie alla sottoscrizione di Felice Della Monica (dirigente pro tempore del Tar di Salerno). Tutte di fatto concluse al di fuori delle legittime procedure contabili previste dalla normativa, non regolarmente depositate e protocollate presso l’organo giurisdizionale amministrativo, né inviate agli organi competenti per i necessari controlli contabili.
Tant'è che nella contabilità del Tribunale non sono stati rinvenuti atti contrattuali stipulati con le società di telefonia, né tantomeno i relativi impegni di spesa.
Facciamo un esempio: la prima convenzione stipulata nell’anno 2007 e denominata "Tim affare fatto gold". Con essa, a fronte di circa 30 dipendenti in servizio, il Tar otteneva la disponibilità materiale di 1.246 schede Sim e di 889 utenze cellulari, di fatto concesse a persone non identificate.
Le compagnie telefoniche, risultate all’oscuro della truffa, pagavano regolarmente le prestazioni rese dai promotori, richiedendo quindi al Tar il pagamento delle fatture per il successivo traffico telefonico effettuato. Col tempo è anche accaduto che Della Monica si sarebbe attivato, almeno in parte a pagare con i propri soldi le bollette pervenute dai gestori telefonici, senza riuscirvi completamente.
In tutto questo, dal novembre 2014, Carlo Avallone si è
reso irreperibile e Della Monica è stato licenziato per giusta causa, proprio per via dei risultati delle indagini. Salvo poi essere reintegrato dalla Sezione Lavoro del Tribunale di Napoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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