Monza, detenuto rom aggredisce agenti ​con calci, pugni e morsi

Scoperto con un punteruolo rudimentale, ha tentato di colpire il comandante della polizia penitenziaria

Monza, detenuto rom aggredisce agenti ​con calci, pugni e morsi

Scoperto con un punteruolo rudimentale, ha tentato di colpire il comandante della polizia penitenziaria. Una volta disarmato, ha aggredito gli agenti con calci, pugni e morsi. Protagonista della vicenda un detenuto del carcere di Monza, di etnia rom e con fine pena nell'agosto 2016, che è stato messo in isolamento. Alfonso Greco, segretario regionale di Sappe Lombardia (il sindacato autonomo della polizia penitenziaria) spiega che il detenuto "è già noto ad aggressioni al personale. Nel dicembre scorso infatti era stato trasferito dalla casa circondariale di Busto Arsizio per motivi di ordine e sicurezza".

Questa mattina, racconta Greco, era stato accompagnato nell'infermeria del carcere per una visita odontoiatrica. Come da prassi è stato perquisito dagli agenti, che gli hanno trovato addosso il punteruolo. Lui si è giustificato dicendo che gli serviva per difendersi dalle aggressioni dei detenuti arabi. Da qui la decisione dell'isolamento, che l'uomo non ha gradito. Ha iniziato a insultare il comandante del reparto, tentando di colpirlo, e poi ha aggredito con calci, pugni e morsi gli agenti. "Nei 200 penitenziari del Paese - aggiunge il segretario generale del Sappe, Donato Capece - l'affollamento nelle celle resta significativamente alto rispetto ai posti letto reali, quelli davvero disponibili, non quelli che teoricamente si potrebbero rendere disponibili.

Un altro problema è la mancanza di lavoro, che fa stare nell'apatia i detenuti". Capece denuncia anche l'insufficenza dell'organico della polizia penitenziaria, che "è sotto di 7 mila unità. Il carcere non può continuare con l'esclusiva concezione custodiale che lo ha caratterizzato fino ad oggi".

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