Naufragio nel Canale di Sicilia: oltre 300 gli immigrati morti

Immigrati soccorsi da un rimorchiatore a cento miglia da Lampedusa. Ma in mare ci sarebbero altri 330 cadaveri

Naufragio nel Canale di Sicilia: oltre 300 gli immigrati morti

Un'altra tragedia della disperazione. Un'altra strage nel Mar Mediterraneo. Il bilancio del naufragio nel Canale di Sicilia, dove hanno perso la vita 29 immigrati morti assiderati, si aggrava di ora in ora. Innanzitutto perché i gommoni che cercavano di raggiungere l'Italia erano tre e non uno solo come credeva inizialmente la Marina Militare. In secondo luogo perché, stando all'Organizzazione internazionale per le migrazioni, su queste carrette della speranza viaggiavano oltre 300 clandestini. Di loro non si sa più nulla. Molto probabilmente sono tutti morti.

La conferma della strage arriva da Carlotta Sami dell’Unhcr che ha raccolto le testimonianze dei nove immigrati soccorsi da un rimorchiatore a oltre cento miglia da Lampedusa e arrivati poche ore fa sull’isola. "Complessivamente erano tre i gommoni con i migranti a bordo - spiega Sami all'Adnkronos - su uno c’erano anche i 29 immigrati poi morti assiderati e i 76 superstiti. Su altri due gommoni c’erano più di 210 persone. Di queste ne sono state tratte in salvo solo nove". Secondo il racconto fatto dai superstiti ai mediatori culturali, su uno dei tre gommoni viaggiavano 105 clandestini, sull'altro 107. "Uno dei due gommoni è affondato - raccontano tra le lacrime - e l’altro si è sgonfiato davanti provocando il panico a bordo". I nove superstiti sono stati tratti in salvo dal rimorchiatore che poi li ha trasportati a Lampedusa. Secondo Flavio Di Giacomo, portavoce in Italia dell’Oim, il bilancio delle vittime è ben più grave. Oltre ai due gommoni trovati vuoti, ce n'erano altri due. In tutto quattro, dunque. Per un totale di 420 immigrati partiti dalla Libia. Di questi ne sarebbero morti circa 330.

"Non volevamo partire, c’era brutto tempo. Ma i trafficanti umani di hanno costretti sotto la minaccia delle armi e non avevamo altra scelta. Siamo partiti a bordo di quattro gommoni in 460, ma uno dei gommoni, durante la traversata, è affondato e sono morti tutti i profughi a bordo. Tra loro c’erano anche tre bambini. È stata una tragedia, non avrei mai immaginato di vivere un incubo del genere". A raccontarlo, ancora visibilmente sotto choc, sono alcuni dei testimoni oculari di quanto accaduto nel Canale di Sicilia. "Ci tenevano chiusi in un magazzino alla periferia di Tripoli - raccontano - e ci dicevano di aspettare prima di partire. Aspettavano il momento giusto. Poi, sabato, senza preavviso, sono venuti. Erano tutti armati e ci hanno costretti a lasciare quel campo per raggiungere una spiaggetta di Tripoli". Alcuni degli immigrati si sono opposti. Volevano aspettare che il tempo migliorasse. "Ma non ci hanno fatto tornare indietro - racconta un superstite - eravamo minacciati e guardati a vista. Cosa altro potevamo fare?".

I 460 immigrati, tra cui anche donne e minori, hanno pagato tutti 800 dollari a testa. Sono arrivati sulla spiaggia e ammassati, secondo il loro racconto, su quattro gommoni con un motore da appena 40 cavalli. "Ci hanno dato complessivamente dieci taniche di benzina per la traversata - raccontano ancora - e ci hanno spinti sui gommoni con la forza, nonostante il brutto tempo. Ci avevano assicurato che il tempo sarebbe migliorato. E noi non potevamo che fidarci di loro". Così in 460 sono partiti sabato alla volta di Lampedusa.

"A poche miglia dalla Libia - racconta un altro testimone - uno dei quattro gommoni è affondato con oltre cento persone a bordo. Un altro gommone si è sgonfiato davanti e l’altro imbarcava acqua". Il resto è ormai storia.

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