"Io razzista con Sylla ed Egonu? In Italia chi è nero ha più difficoltà". Intervista a Bruno Vespa

Il giornalista attaccato sui social per un tweet sulla nazionale di pallavolo: "Criticato per aver esaltato il successo di due campionesse"

"Io razzista con Sylla ed Egonu? In Italia chi è nero ha più difficoltà". Intervista a Bruno Vespa
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Bruno Vespa, 80 anni, in Rai da sempre, testimone e narratore di moltissimi degli episodi più importanti della storia italiana e del mondo dell'ultimo mezzo secolo, è certamente uno dei più prestigiosi giornalisti italiani. Ed è finito in mezzo a una polemica social per questo suo post di commento all'impresa della pallavolo italiana: «Straordinaria la nazionale pallavolista femminile. Complimenti a Paola Enogu e Myriam Sylla: brave, nere, italiane. Esempio di integrazione vincente».

Che è successo, Vespa, la accusano di avere messo sui social un post razzista perché sostiene che Paola Egonu e Myriam Sylla si sono integrate bene in Italia, mentre le due atlete della pallavolo in realtà sono italianissime

«Sono trasecolato. È come se il razzismo in Italia non esistesse, e nascere qui con la pelle nera non fosse un problema. È assurdo pensare questo. So benissimo che Paola e Myriam sono italiane e sono nate in Italia. Ma queste due pallavoliste, eccezionali in campo e fuori, sono nate con la pelle nera. Non conosco l'infanzia di Paola Egonu e di Myriam Sylla, ma mi meraviglierei se fosse stato un tappeto fiorito. Nascere in Italia non significa niente: bisogna guardare l'ambiente sociale e familiare e purtroppo anche il colore della pelle in un paese che ha ancora profonde sacche di razzismo. Nascere con la pelle nera non è un vantaggio nella nostra società».

Quindi quando lei parla di integrazione non si riferisce solo agli immigrati di prima generazione?

«Ma è ovvio. Chiunque vede che il problema è molto più vasto. Ed è anche precedente all'immigrazione dall'estero. I nostri meridionali chiamati a Torino dalla Fiat negli anni Cinquanta e Sessanta hanno subito umiliazioni di ogni genere. Hanno faticato a integrarsi. Così come i nostri emigrati in Germania, Svizzera e altrove».

Trova infondate le critiche che le hanno rivolto?

«È clamoroso essere criticati per aver esaltato il successo di due grandi campionesse che hanno unito cielo e terra e conquistato l'impossibile».

Mi scusi, Vespa, ma allora lei pensa che in Italia ci sia ancora molto razzismo? Che ci sia molta strada da fare?

«Temo di sì. È più pericoloso il razzismo nascosto che quello esplicito. E il razzismo che non si vede è molto diffuso. Chi si sarebbe aspettato di trovare un giro, in Italia e nel mondo, tanto antisemitismo? Ce ne siamo accorti solo dopo il 7 ottobre, ma evidentemente covava sotto la cenere».

Lei pensa che ormai in Italia lo sport stia diventando anche uno strumento per fare lotta politica?

«Mi dispiacerebbe molto. Sono così ingenuo da credere ancora nello spirito olimpico. Vedere confrontarsi e competere donne e uomini di ogni razza e paese, in uno stesso luogo, con sacrificio, con impegno e lealtà, mi procura tuttora una fortissima emozione».

L'ha vista la finale di pallavolo Italia-Stati Uniti?

«Sì, certo».

E cosa ha provato quando ha capito che stavamo battendo gli invincibili Stati Uniti d'America?

«Ho saltato quasi come le pallavoliste. Rifilare un tre a zero alle campionesse olimpiche uscenti rappresentanti di una nazione con una popolazione sei volte più numerosa della nostra e una tradizione sportiva eccezionale, beh, mi ha ripagato con gli interessi della caduta di Sinner e Tamberi».

Chi sono Paola e Miriam, per lei?

«Sono terra e aria, Sono il simbolo della terra e dell'aria. E ci hanno fatto volare. Hanno volato loro e hanno fatto volare tutti, anche chi non li ama».

Mi detti un telegramma che lo recapito a Paola Egonu e Myriam Sylla.

«Auguro a Paola e Myriam di avere nella vita il successo che hanno avuto nello sport».

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