"Ci colpiranno prima di giovedì". Tensione in Israele, negoziati a rischio

Nella giornata di ieri il cessate il fuoco sembrava essere più vicino. Ora l'assenza di Hamas al prossimo round di negoziati rende tutto più difficile

"Ci colpiranno prima di giovedì". Tensione in Israele, negoziati a rischio

Nella giornata di ieri tutto era sembrato possibile. La tv israeliana, infatti, aveva diffuso la notizia di un cessate-il-fuoco che sarebbe potutto scaturire dagli incontri fra i le due parti e i negoziatori, questo giovedì. Tanto da indurre la dirigenza di Tel Aviv a parlare di "ora o mai più", sottolineando la "felice" parentesi che avrebbe potuto garantire la svolta.

Hamas non sarà al prossimo round di negoziati

Ma nella serata di domenica la dirigenza di Hamas, appena ricostituitasi dopo la morte di Ismail Haniyeh, ha immediatamente frenato gli entusiasmi. Ulteriori negoziati sarebbero inutili, quando c'è il piano Biden, nato settimane fa sotto ottimi auspici. Respinto, dunque, l'invito di Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un ultimo round. I mediatori e i funzionari statunitensi, egiziani e del Qatar hanno pianificato di trascorrere i prossimi giorni cercando di colmare le lacune tra Israele e Hamas in vista dell'ultimo giro di negoziati tra le parti, previsto per il 15 agosto, ma l'assenza di Hamas rende tutto più difficile.

"Alla luce di ciò, e per preoccupazione e responsabilità nei confronti del nostro popolo e dei suoi interessi, il movimento invita i mediatori a presentare un piano per attuare quanto presentato al movimento e approvato il 2 luglio, basato sulla visione di Biden e sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu", queste le parole con cui Hamas, in un comunicato, ha spiegato le ragioni della propria decisione. Il gruppo ha affermato che ulteriori cicli di negoziati o la discussione di nuove proposte "forniscono copertura all'aggressione dell'occupazione".

Una mossa tattica in attesa dell'attacco dall'Iran

Da qui l'accusa e la controrisposta da parte di Israele: Hamas starebbe mettendo in scena una "mossa tattica" in vista di un possibile attacco da parte dell'Iran e di Hezbollah e nel tentativo di ottenere condizioni migliori per l'accordo. Ma da Tel Aviv le risposte non cambiano: se Hamas non andrà al tavolo, le Idf continueranno a decimare le sue forze a Gaza.

Israele si aspetta un attacco su vasta scala di Iran e Hezbollah prima del vertice di giovedì. Secondo Haaretz, le autorità di sicurezza sono in stato di massima allerta per un possibile attacco. Secondo il portavoce dell'IDF Daniel Hagari, non ci sono cambiamenti nelle linee guida dell'Home Front Command e "le forze dell'esercito sono distribuite e preparate, se dovesse sorgere la necessità di cambiare le linee guida, le aggiorneremo". La notizia viene confermata da una indiscrezione pubblicata da un reporter di Axios, secondo cui durante un colloquio telefonico tra il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant e il segretario alla Difesa statunitense, lo stesso Gallant ha fatto sapere al suo omologo Usa che i preparativi militari dell'Iran suggeriscono che Teheran si sta preparando per un attacco su larga scala contro Israele. Austin, annuncia il Pentagono, ha ordinato lo spiegamento di un sottomarino lanciamissili in Medio Oriente, nel contesto delle crescenti tensioni nella regione e ha anche ordinato al gruppo d'attacco della portaerei Abraham Lincoln di accelerare il suo spiegamento nella regione.

Il pressing di Biden su Israele e Hamas

E poi c'è Joe Biden, in questo momento impegnato su più fronti, compreso il Venezuela. Un cessate-il-fuoco è ancora possibile nella guerra di Israele con Hamas prima di lasciare l'incarico da presidente degli Stati Uniti. Lo ha detto a Cbs Sunday Morning, nella sua prima intervista dopo essersi ritirato dalla corsa alla rielezione il mese scorso. "Sì. È ancora possibile - ha affermato - Il piano che ho messo insieme, approvato dal G7, approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è ancora praticabile. E sto lavorando letteralmente ogni singolo giorno, con il mio team, per assicurarci che non degeneri in una guerra regionale. Ma può facilmente accadere". Se il colpo riuscisse, il presidente Usa riaggiusterebbe i propri conti con la storia, e perfino quelli dei democratici, in vista di novembre.

Il piano, che sembrava aver avuto un successo mediatico iniziale in quel di giugno, sembrava essere stato oscurato dal lavorìo della diplomazia. Ora Hamas sembra legarvisi, pretendendolo a tutti i costi. L'accordo sarebbe frazionato in tre fasi. La prima, prevedeva un cessate-il-fuoco di sei settimane durante le quali le forze israeliane si ritireranno dai centri abitati di Gaza. Gli ostaggi israeliani, compresi anziani e donne, detenuti a Gaza verrebbero scambiati con centinaia di prigionieri palestinesi. I civili palestinesi torneranno a Gaza, inclusa la parte settentrionale di Gaza. In questa fase, centinaia di camion dovrebbero portare aiuti umanitari a Gaza ogni giorno. Nella seconda fase, Hamas e Israele negozierebbero i termini della fine permanente delle ostilità.

L'ultima fase prevede un piano di ricostruzione per Gaza e una soluzione politica a lungo termine. La proposta di Biden si era discostata dalle precedenti perchè il cessate-il-fuoco continuerebbe mentre le parti attraversano tutte e tre le fasi.

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