"Le nevicate in Abruzzo non erano imprevedibili"

Il geologo Massimiliano Fazzini, docente universitario a Camerino, analizza la situazione i Abruzzo: "Nessuna nevicata eccezionale"

"Le nevicate in Abruzzo non erano imprevedibili"

“Nevicata eccezionale? Da un punto di vista geologico e statistico userei con cautela questa definizione”: è perentorio il geologo Massimiliano Fazzini, docente universitario a Camerino e a Ferrara. Fazzini è stato anche nel ground zero dell’inferno bianco, l’hotel Rigopiano.

Qual è la situazione lassù professore?

“Ho trovato impressionante vedere che la slavina (120mila tonnellate di materiale a oltre 100 chilometri orari, ndr) oltre a sventrare l’hotel, ne ha divelto le fondamenta, facendo spostare l’intera struttura di una decina di metri. Abbiamo stabilito che la slavina ha creato sulle fondamenta una pressione di 4 tonnellate al metro quadrato; i laterizi resistono al massimo a 500 chili al metro quadrato. Vicino al suolo c’erano 207 centimetri totali di neve, di cui 130 costituiti da neve fresca (quella caduta 24/48 ore prima, non legata agli strati sottostanti e quindi più instabile, ndr). E questi si appoggiavano in maniera incoerente su un vecchio strato di neve di 70 centimetri. Parliamo di più di 100mila metri cubi che si sono depositati sul Rigopiano. Il problema è uno…”.

Quale professore?

“Che lì non doveva esserci un albergo! In Svizzera la valanga che ha investito il Rigopiano è considerata un fatto naturale. Quella zona è geomorfologicamente instabile sia d’inverno per fenomeni valanghivi, sia d’estate per movimenti franosi. Una struttura in un luogo simile, per giunta in un Parco nazionale, non sarebbe nemmeno pensabile!”.

Perché non è stata una nevicata eccezionale?

“La bufera che ha colpito l’Abruzzo non è che non si ricorda a memoria d’uomo. Nel febbraio 2012 sul Gran Sasso ne cadde anche di più”.

Quanta neve è caduta in Abruzzo nell’area interessata dalle bufere di questi giorni?

“Sono caduti dai 130 ai 180 centimetri di neve fresca fino a mille metri. Mentre a 1.500 metri sono caduti da 140 a 220 centimetri. Raffrontando questi dati con quelli del febbraio 2012 si ha un confronto a macchia di leopardo. Sul Gran Sasso non si sono registrati aumenti, mentre sui Monti Sibillini la neve è aumentata leggermente. In Montefeltro ha nevicato cinque volte di più. Nello storico bisogna risalire al 2005, con tre nevicate a distanza di settimane l’una dall’altra, e al 1985 (che tra l’altro mise Milano in ginocchio, ndr)”.

Tradotto in metri?

“Passiamo da poche decine centimetri verso il mare ai 2 metri e 80 sulla Maiella, versante settentrionale e orientale”.

Dai numeri mi pare che sia caduta parecchia neve…

“L’area interessata copre circa un terzo della superficie dell’Abruzzo (10.000 chilometri quadrati, ndr), almeno 3.000 chilometri quadrati. Parliamo di Gran Sasso e Maiella e di parte delle province di Pescara, di Chieti e di Teramo, oltre che dell’aquilano. Quest’area è stata certamente interessata anche da nevicate abbondanti. Ma non esattamente imprevedibili e indimenticabili. Con i tempi geologici il 2012 è un arco temporale strettissimo. Come se parlassi dell’altroieri”.

Come si misura la neve?


“A massimo 24 ore (per evitare un assestamento del manto) dall’evento bisogna recintare una parte di terreno innevato “vergine”, cioè dove non sia passato l’uomo. E non deve soffiare il vento.

Con un’asta metrica si effettuano poi i rilevamenti manuali in questo campo neve delimitato. Anche se da 15 anni le stazioni meteorologiche effettuano periodicamente e in automatico queste misurazioni. I cui standard sono internazionali, stabiliti dall’Organizzazione meteorologica mondiale, la WMO”.

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