Non solo Leonardo: come vivono i bambini allontanati dalla famiglia

Parla la mamma di Tomas, il 12enne di Falconara portato via da scuola un anno fa e che ora si trova in comunità: “L’ha vissuto come un arresto. Mi chiese: ‘Mamma, cos’ho fatto di male?’” 

Cosa sarà passato per la testa di Leonardo, nel momento in cui i poliziotti l’hanno trascinato via da scuola a Cittadella, vicino a Padova? Che destino ha davanti nei prossimi mesi il 13enne del video che ha fatto scalpore in tutto il Paese? Difficile dirlo. Ma il racconto di chi c’è già passato può aiutare a capire. “Mio figlio? L’ha vissuto come un vero e proprio arresto. D’altra parte cosa può pensare un bambino che viene portato via da scuola durante la ricreazione da due vigili in divisa e un’assistente sociale, davanti ai compagni in lacrime? Dopo Tomas mi ha chiesto più volte: ‘Mamma, ho fatto qualcosa di male?’”. A parlare è Paola, madre di un ragazzino di 12 anni che un anno fa a Falconara ha subito, per motivi diversi, un trattamento simile a quello di Leonardo.

Il Giornale si è occupato della vicenda di Tomas nell’ottobre 2011. La sua storia e quella della sua famiglia – Paola è madre single di altri tre ragazzi di 8, 17 e 20 anni – è molto complessa e va a vanti a colpi di decreti di allontanamento, ricorsi e controricorsi. L’allontanamento di Tomas è stato motivato da uno stato di abbandono, che Paola contesta dal primo giorno: “I miei avvocati hanno smontato tutte le accuse sul presunto stato di abbandono. L’unica cosa vera è che mio figlio andava male a scuola. Ma non è certo l’unico...”, dice la giovane donna. Nel frattempo però le sono stati tolti anche la figlia più piccola, affidata ai nonni paterni, e il figlio di 17 anni, seguito da un educatore.

La battaglia legale continua. Intanto il bambino di Paola vive da dodici mesi in comunità, vede la mamma in incontri “protetti” ogni 15 giorni. In istituto ha trascorso il Natale, il compleanno e ora frequenta la seconda media. È uno degli oltre 32mila minori italiani allontanati dalle famiglie d’origine per motivi gravi o, a volte, per vicende controverse. “Ogni volta che lo vedo mi ripete che vuole tornare da noi – racconta Paola –. È naturale, è molto legato ai suoi fratelli oltre che a me e ai nonni. Spesso mi chiede di mostrargli la nostra casa su Google maps. Il mio ricorso è andato male: una volta che il Tribunale toglie un bambino alla famiglia, è molto difficile che torni sui propri passi ammettendo di aver sbagliato nel prendere un provvedimento tanto grave. La cosa assurda è che i giudici l’hanno mandato in visita a casa del padre, che non l’ha mai voluto e che ha precedenti penali”. Il gruppo aperto su Facebook in nome di Tomas ha migliaia di adesioni.

“Sono molti i genitori che raccontano dei loro bambini ‘rapiti’ dai tribunali – conclude Paola –. La speranza è che dopo i fatti di Cittadella si cerchi di cambiare le cose, almeno per evitare le modalità più violente di allontanamento”.

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