Il maiale della Romanina, quello paparazzato dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, “si chiama Claretta Petacci”. Qualcuno la vorrebbe far passare per una “battutaccia”, uno scivolone come tanti. Ma le parole di Gene Gnocchi hanno raggelato i telespettatori e non solo. E nella brutta vicenda sulle offese a Claretta Petacci viene coinvolto anche Giovanni Floris. Il conduttore di “Di Martedì”, invece di censurare il comico, lo ha assecondato con una risatina divertita e un commento complice (“Un nome familiare”).
Questione di sensibilità, buon gusto e non solo. Secondo una cordata di giornalisti che in queste ore si è mobilitata per riscattare il buon nome della categoria, Floris avrebbe violato la legge sulla stampa. Nella bozza di esposto che gli addetti ai lavori sottoporranno nei prossimi giorni al presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Claudio Verna, si legge: “Nel corso della trasmissione ‘Di Martedì’, condotta da Giovanni Floris su La7, andata in onda il 16 gennaio 2018, il comico Gene Gnocchi ha gravemente offeso la memoria e la dignità della signora Claretta Petacci, seviziata, presumibilmente violentata, e uccisa il 28 aprile 1945, a causa del suo legame sentimentale con Benito Mussolini”.
Secondo i firmatari dell’esposto, quindi, “posto che il conduttore di un programma televisivo svolge a tutti gli effetti il ruolo di direttore responsabile dei contenuti, Giovanni Floris avrebbe dovuto esercitare il controllo in capo al direttore responsabile previsto dalla legge 47 del 1948. Non lo ha fatto. Avrebbe - estrema ratio - potuto dissociarsi dalle parole del comico. Non lo ha fatto”. Floris, denunciano i colleghi, “ha semplicemente avallato l’oltraggio nei confronti della signora Petacci offendendo la dignità di una donna e il rispetto che si deve ai defunti”.
Per queste ragioni, viene chiesto all’Ordine dei Giornalisti di accertare “l’esistenza della violazione degli articoli previsti dalla legge sulla stampa, tra i quali omissione di controllo, pubblicazioni a contenuto impressionante o raccapricciante; per la violazione del codice deontologico della professione giornalistica laddove parla di tutela della dignità dell’essere umano. Una tutela – non Le sfugge gentile Presidente - che dovrebbe, in questo caso, essere esercitata con maggiore garanzia in quanto si stava oltraggiando una donna morta da innocente, presumibilmente violentata, brutalmente uccisa, il cui corpo fu esposto al pubblico ludibrio a Piazzale Loreto a Milano”.
La lista dei nomi in calce al documento, circa un centinaio, si allunga di minuto in minuto, è in continuo aggiornamento.
Il primo è quello di Sabrina Fantauzzi, promotrice dell’iniziativa, scorrendola individuiamo anche Isabella Rauti e Roberta Angelilli, Roberto Alfatti Apettiti e Alessandro Amorese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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