L'Oms ha definito le ultime novità sui vaccini come «una luce che brilla in fondo al tunnel». E la speranza di tutti è esattamente questa: che la corsa a tre per le fiale anti Covid si riveli l'arma vincente per frenare la pandemia.
L'azienda americana Pfizer non giocherà da sola la partita sul vaccino. Anche la sua connazionale Moderna è a buon punto. Ed è a un passo dal traguardo anche il progetto di Oxford e AstraZeneca, in partnership con l'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia. Tuttavia nessuna delle squadre anti Covid ha ancora pubblicato i dati scientifici della sperimentazione (attesi tra qualche settimana), ma ha solo annunciato i risultati.
Pfizer parla di un'affidabilità al 95%. I dati di efficacia, resi pubblici in una conferenza stampa, del vaccino AstraZeneca raggiungono il 90%, ma presentano differenze in base al dosaggio. Pare infatti che con meno quantità di vaccino in corpo (mezza dose alla prima somministrazione e una dose intera alla seconda) gli effetti siano di gran lunga migliori. E questo potrebbe essere un punto a favore perchè renderebbe più veloce e meno costosa la distribuzione.
«Pensiamo che questa somministrazione imiti meglio l'esposizione naturale al virus e che una prima somministrazione serva ad attivare il sistema immunitario, mentre la seconda faccia montare la risposta vera e propria - spiega Andrew Pollard, direttore dell'Oxford Vaccine Group e coordinatore della sperimentazione - Abbiamo bisogno di lavorare ancora per capire meglio questo dato».
Circa tre milioni di dosi sono già state prodotte. Più facile lo stoccaggio rispetto alle dosi di Pfizer: non serviranno celle frigorifere a meno 80 gradi, ma sarà sufficiente una temperatura tra i meno 2 e i meno 8 gradi. In Europa e in Gran Bretagna i valutatori sono già al lavoro. Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration avvierà il processo nelle prossime settimane, anche perché i dati preliminari prevedevano solo l'opzione della dose intera, non della mezza dose. Entro la fine dell'anno, se le autorità regolatorie troveranno i dati convincenti, AstraZeneca si dice pronta a distribuire 200 milioni di dosi nel mondo, 80 dei quali in Gran Bretagna, forse 4-5 in Italia. Il piano prevede di creare e distribuire 3 miliardi di dosi nei primi tre mesi del 2021. L'americana Moderna, terzo big in corsa per la cura, spera di arrivare a 1 miliardo di dosi, la coppia Pfizer-BioNTech ha annunciato una capacità di 1,3 miliardi. Rispetto ai circa 20 dollari a dose ipotizzabili per Moderna (94,5% di efficacia dichiarata) e ai 30 dollari di Pfizer-BioNTech, il vaccino di Oxford sarà molto più economico e si propone sul mercato sanitario a 2,8 euro.
L'azienda ha concesso il diritto di produzione a una decina di fabbriche sparse nel mondo, la più grande delle quali - il Serum Institute in India - sfornerà un miliardo di dosi per i suoi cittadini e per i paesi in via di sviluppo. Il nostro paese, insieme all'Unione Europea, ha sottoscritto con AstraZeneca un accordo per la fornitura di 400 milioni di dosi, da distribuire in base alla popolazione (l'Italia avrà diritto al 13%). Da dicembre 12 centri nel nostro paese inizieranno anche un nuovo round di sperimentazioni.
E intanto il commissario straordinario all'emergenza Covid, Domenico Arcuri, annuncia i primi dettagli del piano vaccini allo studio.
«Stimiamo che dovrà esserci un punto di somministrazione e di conservazione dei vaccini ogni 20mila-30mila cittadini», spiega Arcuri confermando l'ipotesi che verranno vaccinati per primi i soggetti a maggior rischio di contagio, negli ospedali e nelle Rsa ma che comunque la logistica «sarà flessibile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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