Li avevamo lasciati domenica 17 marzo con tre deceduti dentro la casa di riposo. Ora i morti sono sedici. Una casa di riposo, quella di Merlara, in provincia di Padova, la Pietro e Santa Scarmignan, dove sono stati contagiati ospiti e personale.
Su 69 ospiti, 63 hanno contratto il virus, idem il personale che, contagiato per metà, si trova costretto a lavorare con turni massacranti. Ora il sindaco ha chiesto l’intervento del personale paramedico dell’Esercito perché non sa più dove andare a parare.
Merlara è un comune di poco meno di 2700 abitanti. E sta a mezz’ora da Vo’Euganeo da dove era partito tutto. Qui è morta la prima vittima italiana del Coronavirus. Era il 21 febbraio scorso, quando ancora non sapevamo come sarebbero cambiate le nostre vite. La prima vittima italiana è Adriano Trevisan e aveva 77 anni. Il Giornale.it era stato nella zona rossa per documentare il paese blindato.
Ma ora a Merlara la situazione è ancora più drammatica e la morte non dà tregua. Il sindaco Claudia Corradin, con cui avevamo parlato, aveva fatto arrivare un messaggio vocale al governatore del Veneto, Luca Zaia, che poi l’aveva chiamata. Mancavano mascherine, mancava personale. E alcune cooperative erano state chiamate per far arrivare dei rinforzi.
“La situazione è molto drammatica – aveva detto il sindaco al Giornale.it - Quei pochi operatori rimasti hanno il terrore di contagiarsi anche perché le mascherine e i dispositivi di protezione stanno per esaurirsi. Altri hanno paura. Noi abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare, ma ora sono allo stremo. Serve un’attenzione anche per queste strutture”.
E così l’idea di chiamare in campo la sanità militare. “Quando un virus entra in una struttura così, è ovvio che ci sia la decimazione”, ci aveva detto. E infatti, ogni sera Claudia Corradin nella sua pagina Facebook fornisce tutti gli aggiornamenti, sempre più drammatici.
“Oggi 25 marzo – scriveva ieri - la situazione è la seguente: ospiti in struttura 53; Ricoverati 5; deceduti 15. Durante la notte 2 decessi ed 1 nel pomeriggio. Non ci sono parole per esprimere l'angoscia che prende a ognuno di noi alla notizia di ogni dipartita. Sono persone che hanno un volto, una storia lunga, intensa e una famiglia”. E poi alcuni nomi.
“Se ne è andato Ferruccio Zerbinati di Rovigo. Era con noi da cinque sei anni. Salutava e ringraziava sempre tutti. Ci ha salutato anche Gennaro Luigi di Ponso. Di Ponso e anche Rita Jazzari, donna tenace che attendeva la domenica pomeriggio per vedere le figlie e bere il thé con le pastine portate dalle stesse. Pregava per le nipoti e per i figli delle operatrici. Il Pensionato era diventato la sua famiglia, dove volti amici e amorevoli sapevano regalare squarci di vita degna di essere ancora vissuta. Grazie infinite a tutto il personale”.
Poi continua. “Anche oggi ho sentito più volte il prefetto per sentire se era stata avviata la procedura per avere del personale paramedico dell'esercito.
Sia prefetto che il sottosegretario Variati mi hanno confermato che il ministero ha dato il via. Speriamo arrivino quanto prima infermieri capaci di dare un po' di sollievo al nostro personale. Da Roma comunque ci hanno assicurato che la casa di riposo è in cima a qualsiasi lista d’attesa”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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