"Ero andato a lavorare come tutte le mattine, non posso pensare che le ho lasciate a casa con il sorriso e ora me le ritrovo sottoterra". Tra le lacrime parla Massimiliano, il padre e marito delle due donne morte mercoledì 28 dicembre nell'esplosione di una palazzina ad Acilia (Roma). Mamma e figlia di appena otto anni sono state trovate vicine, abbracciate sul divano del salone, mentre la zia, più distante da loro, si è salvata.
Intervistato da ilMessaggero, Massimiliano Catinari con il cuore spezzato dice che la colpa è delle bombole dell'appartamento vicino, affittato e poi subaffittato da alcuni cingalesi. "Nessuno mi ha creduto - continua il marito di Debora -. Io lo avevo detto che tutte queste bombole erano pericolose. Ho visto rientrare i vicini quattro giorni fa con le bombole del gas. Ho detto che non potevano essere tenute dentro casa e adesso mi hanno ammazzato moglie e figlia. Cosa dovrei fare ora?".
Le sue parole pesano come macigni perché questo uomo ha perso le persone più importanti della sua vita in quella maledetta esplosione che forse poteva essere evitata. "Fate che non succeda niente a mia moglie e a mia figlia, che se non escono vive io vi ammazzo, vi stermino…" - aveva detto Massimiliano appena era stato informato dell'esplosione. Poi la terribile scoperta e ora resta solo tanto dolore che mai nessuno riuscirà a colmare.
Ad affittare l'appartamento sospetto in via Giacomo della Marca sono stati i parenti della moglie Debora. La casa, stando a quanto si apprende, era stata affittata ad una famiglia di cingalesi, circa nove persone, che a loro volta avevano subaffittato un locale dell'appartamento.
Gli affittuari avevano in casa alcune bombole del gas che usavano per scaldarsi e per cucinare. Mercoledì, probabilmente una fuga di gas partita dall'appartamento abitato dagli stranieri, ha scatenato l'esplosione che ha ucciso Debora e la figlia Aurora.
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