Il servizio pubblico torna a occuparsi di foibe, su Rai3. Potrebbe sembrare una conquista. Non capita di frequente (per non dire mai) che il tema venga toccato in giorni che non siano quelli "comandati" dal nostro legislatore, ossia a cavallo del Giorno del ricordo. Quasi fosse una cartellino da timbrare, una specie di cambiale. Purtroppo però il dibattito intavolato giovedì scorso durante la trasmissione Agorà si è trasformato in un’occasione persa. Al centro non c’era il dramma degli italiani del confine orientale, non un riferimento a quanti lasciarono le proprie case per scampare alle persecuzioni titine, ma la sterile contrapposizione tra orrori del Novecento. Un’assurda gara tra catastrofi della malvagità umana.
L’epilogo era già scritto nelle premesse. Il “pretesto” per parlare della persecuzione degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia è stata una polemica locale. Quella che ha visto protagonista la giunta di centrodestra di Civita Castellana, rea d’aver bloccato i viaggi della memoria ad Auschwitz. L’amministrazione non manderà più gli alunni a visitare il campo di concentramento simbolo dell’Olocausto, bensì il museo della Shoah e le Fosse Ardeatine a Roma. Il governatore Zingaretti, indignato dalla decisione, è intervenuto a gamba tesa facendo sapere che sarà lui a finanziare il progetto. Dal Viterbese lo hanno ringraziato della premura chiedendo però se avesse intenzione di conferire fondi anche per i viaggi alla foiba di Basovizza. Ecco qui la spinosa questione che l’illustre professore Mario Canali, ordinario di storia contemporanea all’università di Camerino e allievo di Renzo De Felice, è stato chiamato a dirimere. Da un punto di vista storico è corretto equiparare gli eccidi delle foibe alla Shoah? L’accademico non ha dubbi: paragonare le due tragedie è un’aberrazione.
“Ritengo aberrante - dice - avvicinare i due fenomeni”. “Mettere insieme le due cose - continua il docente - è una forzatura terribile”. “La Shoah - spiega - è stato un genocidio, il tentativo di liquidare un popolo con l’uccisione di 6milioni di persone, un’uccisione organizzata da parte di uno Stato nei confronti di una popolazione che non aveva fatto nulla”. E le foibe? Le foibe sono diverse? Non c’era forse uno Stato, quello jugoslavo, che ha attuato delle vere e proprie purghe anti-italiane? In questo caso, pur non “giustificando” il massacro, lo storico contestualizza. “Lì ci sono stati venti anni di regime fascista, un’italianizzazione coatta con espropri dei beni da parte delle nuove autorità italiane, sono state abolite le scuole in lingua slava e imposti nomi italiani”. “Questo - precisa - non giustifica, ma fa capire il substrato su cui si innesta la reazione”. Quindi: “La Shoah nasce dal razzismo, le foibe da conflitti storici precisi limitati a quell’area”.
La lettura dello storico ha diviso gli ospiti in studio. “Il professore ha detto delle cose aberranti - ha commentato la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli - non si fa una classifica dei morti, non ci sono morti di serie A e di serie B, alle vittime va riconosciuta la stessa dignità”. Stefano Fassina di Liberi e Uguali ha replicato accusando la Montaruli di negare l’Olocasuto. “Mi metti in bocca parole che non ho mai detto”, si è difesa lei minacciando di querelarlo. I toni incandescenti del dibattito sono stati smorzati dalla conduttrice, Serena Bortone, che ha introdotto l’argomento successivo. Ma la querelle è continuata fuori dagli studi televisivi. La Federazione delle associazioni degli esuli fiumani, istriani e dalmati, infatti, ha scritto ai vertici Rai.
“Durante la trasmissione - si legge della missiva - è stata perpetrata un’ulteriore umiliazione del popolo della Venezia Giulia, dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia”. “Gli interventi dei presenti in studio - denuncia FederEsuli - lasciavano trasparire la parola tanto cara a chi giustifica: contestualizzare”. “Quale nesso dovrebbero avere eventi accaduti in tempo di pace con la guerra? È giusto ammazzare l’amico/parente/conoscente di un fascista (se poi fascista era), in quanto amico/parente/conoscente di un fascista?”.
“Per questo - si legge nelle ultime righe della missiva - vi chiediamo di considerare con maggior attenzione la nostra storia, di invitare nei programmi che raccontano di noi persone delle nostre associazioni, come giustamente avviene trattando drammi altrettanto importanti per il nostro Paese”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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