È finta nella casetta dove riponeva gli attrezzi e la speranza, con una busta di plastica sulla testa e il gas di scarico nei polmoni, per un fabbro di Padova. Ennesima vittima della crisi che sta lacerando il Paese.
L’uomo, di 54 anni, aveva perso il lavoro a dicembre. La ditta di Mirano per la quale lavorava non gli aveva rinnovato il contratto e lui si era progressivamente isolato, aveva allontanato parenti ed amici, entrando in un tunnel di disperazione e solitudine che lo ha portato a togliersi la vita, ieri, proprio mentre migliaia di persone affollavano Caf e uffici postali con la speranza di ottenere il reddito di cittadinanza. E chissà, forse, anche un lavoro. Lui, evidentemente, non ci ha creduto.
Le ragioni del gesto disperato, assieme alle ultime volontà, sono raccontate in un biglietto d’addio lasciato dal cinquantaquattrenne nel suo appartamento di via Fornaci, alla periferia nord est della città.
Nello scritto, trovato dalla cugina, l’unica familiare con cui l’uomo aveva mantenuto i rapporti, c’erano anche le indicazioni su dove si trovava il cadavere, sul funerale e il desiderio di essere cremato.Due giorni fa, sempre nel Padovano, a Vigonza, veniva ritrovato il cadavere dell’imprenditore Emanuele Vezù, strozzato da un cappio e dai debiti accumulati dalla sua azienda di ricambi per elettrodomestici.
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