La piaga dei matrimoni forzati in Italia: "Sposalo o ti accoltello"

L'ultimo episodio di violenza due giorni fa a Viareggio, dove un 45enne pakistano ha minacciato la figlia adolescente con un coltello perché si era ribellata al matrimonio con un uomo di 35 anni più grande di lei. Anche in Italia aumentano le "spose bambine"

La piaga dei matrimoni forzati in Italia: "Sposalo o ti accoltello"

Se in Francia è scontro tra governo e medici sull’abolizione dei certificati di verginità, che sarebbero ancora richiesti dalle famiglie musulmane più conservatrici, nel nostro Paese sono sempre di più le ragazze straniere costrette a sposarsi contro la propria volontà. Una scelta che spesso viene imposta con la violenza.

È quello che è successo due giorni fa ad una quindicenne di origine pakistana a Viareggio. Il papà, un uomo di 45 anni, le ha puntato contro un grosso coltello per convincerla a convolare a nozze con un cinquantenne. Nella colluttazione è rimasta ferita ad una mano la mamma che era intervenuta per difendere sua figlia. Grazie all'intromissione della donna, la ragazzina, nonostante fosse sotto choc come la sorellina di otto anni, è riuscita a trovare il tempo per chiamare i soccorsi e scongiurare una tragedia. Per il padre violento la procura ha disposto l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare.

Sono molti però gli episodi analoghi che non vengono denunciati. Quello dei matrimoni forzati e delle spose bambine è un fenomeno sommerso, ma presente da anni nel nostro Paese. Soprattutto nelle comunità di stranieri di fede musulmana. Storie che non sempre finiscono con un lieto fine. È il caso di Farah, portata da Verona a Islamabad per abortire contro la sua volontà. O di Sana, strangolata dal papà e dai fratelli a Mangowal, in Pakistan, perché voleva sposare un ragazzo bresciano e non l'uomo che suo padre aveva scelto per lei.

Si chiamava Sana anche la ragazzina marocchina uccisa dal papà nel 2009 in provincia di Pordenone soltanto perché aveva un fidanzato italiano che non andava a genio alla sua famiglia d’origine. Le ragazze vengono trattate come merce di scambio. Succede spesso anche nei campi rom, dove quella dei matrimoni combinati è un’usanza diffusa e coinvolge anche ragazzine piccolissime. Lo scorso anno, a Pisa, un uomo bosniaco aveva segregato le sue figlie per impedire loro di vedere i rispettivi fidanzati. Il motivo? Le aveva già vendute per circa 12mila euro l’una a due cugini che vivevano nello stesso accampamento.

Un rapporto citato da Libero rivela come nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016 nelle baraccopoli capitoline il 77% dei matrimoni sia stato celebrato con almeno uno dei contraenti di età inferiore ai 17 anni. Alcune ragazze sono appena adolescenti, altre poco più che bambine, proiettate d'improvviso in una realtà fatta di soprusi e violenze. A giocare un ruolo chiave nel destino di tante fanciulle è soprattutto la mancanza di istruzione, che le porta a tacere e a sopportare una condizione alla quale si sentono predestinate.

Qualcuna però

riesce ad uscirne. Nel 2018 una 26enne di origine indiana, nel Modenese, ha denunciato i genitori e il marito orco, ottenendo l’annullamento delle nozze a cui la sua famiglia l’aveva costretta con angherie e minacce di morte.

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