Il pranzo "vietato" del gup anti Salvini: "Ero in stato di necessità"

Il giudice è stato beccato dalle Iene mentre si trovava al ristorante con figlia e genero

Il pranzo "vietato" del gup anti Salvini: "Ero in stato di necessità"

Il giudice catanese Nunzio Sarpietro si trova al centro delle polemiche dopo essere stato beccato a pranzo dalle telecamere della trasmissione Le Iene, in un ristorante della Capitale che doveva essere invece chiuso. Già, perché il giorno fatidico, lo scorso 28 gennaio, il Lazio si trovava in fascia arancione, senza quindi nessuna possibilità di poter consumare un pranzo seduti al ristorante, concesso invece alle regioni che si trovano in zona gialla.

Galeotto fu il pranzo

Una volta sorpreso, il gup anti Salvini ha cercato di giustificarsi: “Si può dire che mi trovassi in uno stato di necessità... Avrei dovuto cercare un trancio di pizza in piazza Colonna, ammesso che i bar fossero aperti; l'albergo dove alloggiavamo io, la mia assistente e il carabiniere di scorta ci aveva praticamente cacciati fuori per la sanificazione Covid; avevamo dovuto lasciare i bagagli in un furgone... e per andare in bagno ho dovuto chiedere a Palazzo Chigi”. Le telecamere sono riuscite a non perderlo di vista dall’uscita dalla sede del governo, dove il giudice si era recato per raccogliere la testimonianza dell'allora premier Giuseppe Conte ai fini del processo che vede come imputato l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini per il ritardato sbarco dei migranti della nave Gregoretti, fino al ristorante dove si è svolto il pranzo. Si tratta di Chinappi, sito in via Valenziani, zona Porta Pia, uno dei locali di pesce più conosciuti della Capitale.

Serranda abbassata ma un solo tavolo apparecchiato, quello appunto per il giudice Sarpietro in compagnia della figlia e del genero. Come riportato dal Corriere, una volta raggiunto al telefono, il giudice ha tenuto a dire: “Trovo incredibile che il giornalismo italiano si sia ridotto a seguire un giudice al ristorante. Detto questo, venivo a Roma dopo tanto tempo e ne approfittavo per salutare mia figlia. Non pensavo di suscitare questo clamore. È stata lei con mio genero a prenotare in questo ristorante amico, non certo io a chiedere un favore come giudice”. Una scena comunque imbarazzante per i commensali presenti, con il magistrato che cercava di elencare le misere pietanze ordinate: tre piattini freddi e un goccio di vino. E il ristoratore, rassegnato a pagare una eventuale multa salata, che cercava di dimostrare il suo cuore d’oro: “È l'unico tavolo occupato nel locale vuoto, per comunicare una promessa di matrimonio. Di fronte all’amore anche il Dpcm viene accantonato.

Il sospetto del giudice

Sarpietro ha cercato prima di minimizzare la cosa, asserendo di essere con sua figlia, come se la parentela cambiasse le cose. E sottolineando poi che non si trattava comunque di violazione di legge, ma bensì della violazione di un regolamento. A noi poveri mortali non sembra che cambi molto. Sempre violazione è. “Sì, ho commesso una sciocchezza, seppur veniale. Ho chiesto anche scusa al ristoratore per averlo messo in questa situazione. Non credevo ci potesse essere tanto clamore. Dopodiché si tratta di una multa, che pagherò”. Salvini, che in passato aveva lodato il magistrato dopo l’udienza a Palazzo Chigi, ha preferito non commentare né pranzi nè cene. Sembra però che il giudice sospetti adesso di una imboscata: “Se questa vicenda vuole essere il tentativo di screditarmi come giudice, lo dicano. Hanno addirittura pubblicato il menù del pranzo... (che senza interruzione sarebbe stato ben più sostanzioso, ndr ). Ma non si può giudicare un magistrato da queste cose. Non ho ancora capito se vogliono che questo processo si faccia o meno”.

Ma non saranno certo le telecamere delle Iene a poterlo condizionare.

Ha infatti tenuto a ricordare che ha vissuto sotto scorta per 15 anni in Sicilia a causa dei suoi processi alla mafia e che quindi è abituato a pressioni ben peggiori. Era solo un pranzo in effetti, peccato però che i romani non avevano potuto pranzare al ristorante perché, lo ricordiamo ancora una volta, la Capitale si trovava in zona arancione.

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