L'udienza romana sul caso Gregoretti, ha definitivamente chiarito un punto: la questione è più politica che giudiziaria. E, di per sé, non è una sorpresa: a Catania, da dove l'inchiesta è nata, la procura nel dicembre 2019 aveva già chiesto una prima volta l'archiviazione per Matteo Salvini.
È stato poi il tribunale dei ministri a chiedere a Palazzo Madama il disco verde per la procedura processuale. E lì, per l'appunto, la questione ha assunto connotati meramente politici.
Una vicenda più politica che giudiziaria
A certificare che la questione attiene più alle aule parlamentari che a quelle giudiziarie, è stato lo stesso Gip di Catania, Nunzio Sarpietro. Giunto nella capitale per ascoltare Giuseppe Conte, il giudice lo ha lasciato intuire senza usare mezzi termini: “Nella corrispondenza via mail tra il premier Giuseppe Conte e l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini – ha dichiarato ai cronisti – c'è un indirizzo politico che il ministro dell'Interno esegue”.
In poche parole, le scelte operate all'epoca sono state di natura politica: “Il premier Conte è stato molto collaborativo, molto profondo nelle risposte – ha proseguito Nunzio Sarpietro – Ha fatto un'ottima testimonianza, che mi ha chiarito tantissimi elementi sulla politica di governo e sulla ricollocazione dei migranti nei vari eventi Sar”.
Il termine “politica” è stato usato più volte dal giudice negli incontri con la stampa. E forse non è un caso. Lo stesso Gip, prima di recarsi a Palazzo Chigi, aveva dichiarato che l'incontro con il presidente del consiglio sarebbe stato decisivo per la decisione da prendere circa il possibile rinvio a giudizio di Salvini. I riferimenti alle circostanze politiche fatte da Sarpietro, potrebbero quindi indicare la linea verso cui si orienterà il tribunale etneo.
In tal senso l'avvocato difensore di Salvini, Giulia Bongiorno, è sembrata molto ottimista: “Anche il giudice – ha dichiarato uscendo da Palazzo Chigi – sembra aver colto che si tratta di una linea di governo, che può piacere e non piacere”. Un po' come dire, per l'appunto, che ad essere stati illustrati oggi da Giuseppe Conte sono punti meramente politici. I quali potrebbero essere irrilevanti sotto il profilo penale. E quindi far propendere per uno stop al procedimento contro il segretario del carroccio.
Scelta singola o collegiale?
L'altro punto importante della vicenda riguarda le responsabilità su quelle scelte politiche da cui è partito il caso Gregoretti. Nel luglio del 2019, quando dal Viminale è arrivato un secco “No” allo sbarco dei migranti a bordo della nave della Guardia Costiera, da chi è partita l'iniziativa? La difesa di Salvini ha sempre sostenuto che la scelta è stata collegiale. Come del resto era già emerso in occasione del caso Diciotti, molto simile alla vicenda in questione ed avvenuto esattamente un anno prima.
Anzi, in quel contesto era stato lo stesso premier Conte ad assumersi la responsabilità assieme al governo. Da qui la scelta del Movimento Cinque Stelle, all'epoca alleato di Salvini, di sospendere il procedimento contro l'allora titolare del Viminale votando in Senato contro la richiesta del tribunale dei ministri di processare il leader della Lega.
Secondo il leader del carroccio, ci sono sette mail, a cui ha fatto riferimento lo stesso Gip di Catania, a costituire una fondamentale prova secondo cui il governo sapeva delle intenzioni del ministero dell'Interno. In quelle mail infatti, scambiate tra Palazzo Chigi e Farnesina tra luglio ed agosto del 2019, si faceva proprio riferimento al caso Gregoretti e alle azioni da intraprendere. Su questo punto la battaglia è ancora aperta.
La presidenza del consiglio punta sulla linea volta a sostenere che in realtà lo stop allo sbarco è stato voluto soltanto da Salvini. Ma le sette mail depositate nelle memorie dell'ex ministro dell'Interno, potrebbero indicare il contrario.
Ad ogni modo, il prossimo 19 febbraio il Gip di Catania sentirà a riguardo anche l'attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Il braccio di ferro politico
A prescindere dalla prospettiva da cui la si guarda, la vicenda Gregoretti ha le sembianze di uno scontro tra due ex alleati. Ed è questo forse l'elemento che sembra dare maggiori garanzie a Salvini. Si è arrivati alle udienze preliminari, soltanto perché nel frattempo, tra il caso in questione e la richiesta del tribunale dei ministri, in parlamento era cambiata la maggioranza. E dal Movimento Cinque Stelle si voleva in qualche modo provare a fare uno sgambetto all'ex ministro, dando il via libera il 12 febbraio scorso al processo.
Tra i dati delle memorie difensive di Salvini e gli elementi trapelati dopo l'udienza romana, dagli ambienti della Lega è filtrato un certo ottimismo.
L'impressione che ha iniziato a serpeggiare, è che in questa vicenda i dati politici potrebbero essere preminenti rispetto a quelli penali. In tal modo, la strada verso un'archiviazione per il segretario del carroccio potrebbe essere spianata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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