Sei anni e mezzo di carcere: si è conclusa con questa sentenza di condanna, emessa dal giudice Daniela Migliorati, il processo in primo grado al Tribunale di Prato a carico di una 32enne operatrice socio-sanitaria accusata di atti sessuali e violenza sessuale nei confronti di un minore, oggi 16enne, a cui dava ripetizioni private e da cui, circa due anni fa, ha avuto un figlio.
Per la donna, sposata con un uomo anch’egli sotto processo, i pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli avevano chiesto una pena di 7 anni. La 32enne, però, non è stata l’unica ad essere condannata: il marito, infatti, dovrà scontare un anno e mezzo di reclusione. L’uomo è ritenuto colpevole di falsa attestazione di stato in quanto all’inizio della vicenda aveva dichiarato di essere lui il padre del bambino pur sapendo, secondo la Procura, che il neonato era stato concepito con il minore che all'epoca dei fatti contestati, secondo gli inquirenti, non aveva neanche 14 anni.
Durante il processo, iniziato lo scorso primo luglio, l'avvocato Mattia Alfano che difende la donna aveva chiesto l'assoluzione della sua assistita per tutti i capi di imputazione. Ora il legale attende il deposito delle motivazioni della sentenza e poi, come ha già annunciato, presenterà appello.
La sconcertante vicenda, che ha scosso l’opinione pubblica italiana, era venuta alla luce nel 2019 dopo una denuncia dei genitori del minore. Quest’ultimo, trovandosi in una situazione complicata, si era confidato con la mamma e il papà raccontando della relazione con l’insegnante, già madre di un altro bambino partorito pochi mesi prima, che lo aiutava con i compiti di scuola e di essere il padre del neonato.
Le indagini sono scattate immediatamente con gli investigatori della Squadra mobile di Prato che, per far luce sul caso, acquisirono informazioni e testimonianze ponendo sotto sequestro anche i telefoni della 32enne e del ragazzino per individuare ulteriori elementi utili al caso come messaggi e foto. Per capire se il neonato fosse frutto della relazione tra insegnante e studente fu eseguito anche il test del Dna. L’esame confermò i sospetti.
Ormai i protagonisti della storia non potevano più negare l’evidenza. E così la Procura di Prato, chiese e ottenne dal gip Francesca Scarlatti l'arresto della donna. La misura cautelare era arrivata il 27 marzo dell'anno scorso quando l’insegnante fu messa agli arresti domiciliari.
Una vicenda sconcertante che, se possibile, diventa ancora più assurda quando si scopre che in qualche modo anche il marito era coinvolto. Secondo i magistrati, l’uomo sapeva che quel figlio non era suo ma, almeno inizialmente, aveva difeso moglie affermando che il neonato era frutto della loro passione.
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