Tanto tuonò che piovve ed anzi no: la puntata di Report di ieri non ha chiarito la posizione espressa una settimana fa sulla terza dose alla stregua di un "business" delle "case farmaceutiche". Sigfrido Ranucci e la sua squadra hanno preferito occuparsi d'altro.
Il conduttore non si né scusato né difeso. Il che è legittimo. Esiste però chi, tra gli esperti del settore ed i divulgatori scientifici, si aspettava delle scuse o delle argomentazioni in grado di difendere la frase pronunciata durante la trasmissione andata in onda una settimana fa. Ma il silenzio dell'ultima trasmissione è suonato come se nulla fosse successo.
Un dribbling in pieno stile, quindi, per un caso che è divenuto oggetto di un'interrogazione parlamentare presentata dai alcuni membri della commissione Vigilianza della Rai. A domandare dell'accaduto attraverso le vie formali erano stati i parlamentari di Forza Italia e del Partito Democratico. Il problema, a ben vedere, oltre magari a riguardare la tesi sulla terza dose sostenuta in sé, interessa soprattutto il luogo in cui quella posizione è stata assunta: la Rai, per l'appunto.
Sigfrido Ranucci se n'era uscito così: "É ovvio che la terza dose è il business delle case farmaceutiche". Dopo l'innesco della bufera, il conduttore televisivo aveva replicato alle critiche, scrivendo peraltro su Facebook quanto segue: "Abbiamo solo evidenziato un fatto come dovrebbe fare il giornalismo d’inchiesta. Quali sarebbero i contenuti no vax? Credo che i parlamentari non abbiano visto il servizio. È da no vax dire che il 9 settembre Aifa si è sbagliata a scegliere con troppa fretta di iniettare il vaccino Moderna a dose intera quando la stessa azienda Moderna sei giorni prima aveva raccomandato metà dose". Ma tanti, tra esponenti del mondo scientifico e non, avevano considerato inefficaci le giustificazioni presentate, tanto da parlare di "giornalismo a tesi".
Poi, nel pomeriggio di ieri, un altro caso: Ranucci, ospite di Agorà, ha pronunciato un'altra frase che ha scatenato critiche. In quella circostanza, il giornalista Rai si è espresso sulla carica virale, che per Ranucci sarebbe uguale tra soggetti vaccinati e non vaccinati. Un'altra presa di posizione che ha suscitato polemiche e considerazioni.
Qualcuno sperava che il conduttore di Report sottolineasse, ad esempio, come, al netto della uniformità relativa alla carica virale, esistano differenze statistiche evidenti in materia di possibilità di rimanere infettati tra chi è vaccinato e chi no.A questo punto, la palla rimane tra i piedi degli esponenti della commissione di Vigilianza che hanno presentato un'interrogazione. Di scuse da Ranucci, con ogni probabilità, non ne ascolteremo.
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