Morti, contagi e diffusione: ecco le "tre Italie" del Covid

Maggiore mortalità negli uomini rispetto alle donne. Man mano che la situazione negli ospedali andava normalizzandosi, calavano i decessi

Morti, contagi e diffusione: ecco le "tre Italie" del Covid

Il secondo rapporto stilato dall’Istat, l’Istituto nazionale di Statistica e dall’Iss, l’Istituto superiore di Sanità, che analizza la mortalità nel Paese nei mesi della pandemia, rivela che, guardando il minor numero di decessi avvenuto nel mese di aprile "aumenta la quota spiegata dai decessi Covid-19: mentre a marzo dei 26.350 decessi stimati in eccesso il 54% è stato riportato dalla sorveglianza integrata (14.420), nel mese di aprile dei 16.283 decessi in eccesso l'82% è riportato dalla sorveglianza (13.426)". Il fatto che il numero di morti totali non legati al coronavirus sia diminuito è un dato molto significativo all’interno del rapporto stesso.

Due le ipotesi

Gli autori hanno spiegato che per questo risultato sono possibili solo due ipotesi. La prima è che le strutture sanitarie abbiano migliorato la loro capacità di diagnosticare le patologie e quindi sia stato più semplice separare i decessi dovuti al Covid-19. La seconda ipotesi è che siano diminuiti i decessi non diretti, quindi non legati al coronavirus, che nel periodo della pandemia erano stati assai numerosi per problemi inerenti agli ospedali, molti al collasso, a causa dell’emergenza in atto. La situazione migliora tanto più si riduce la pressione sui sistemi sanitari nazionali. “A livello nazionale i decessi totali scendono da 80.623 di marzo a 64.693 di aprile e la stima dell'eccesso di mortalità passa da un aumento medio del 48,6% di marzo (26.350 decessi in più nel 2020 rispetto alla media 2015-2019) al 33,6% di aprile (16.283 decessi in più). A diminuire è proprio la mortalità delle province ad alta diffusione".

Numero maggiore di morti tra gli uomini

Per quanto riguarda i mesi di marzo e aprile, il numero di decessi maggiore ha interessato gli uomini di 70-79 anni e di 80-89 anni. I morti dal primo gennaio al 30 aprile 2020 sono infatti +52% rispetto alla media degli stessi mesi nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019. Per ultimi i maschi di oltre 90 anni che segnano un aumento del 48%. Analizzando invece i dati inerenti la mortalità delle donne, l’aumento è di molto inferiore, indipendentemente dalla fascia di età. Alla fine di aprile viene segnalato un aumento del 42%, rispetto alla media degli anni che vanno dal 2015 al 2019, per le over 90. Più 35% per le donne di età compresa tra gli 80 e gli 89 anni. Cala ulteriormente la mortalità per le donne tra i 70 e i 79 anni, attestandosi a un +31%.

Differenze provinciali

Si legge nel report che "in alcune delle province della classe ad alta e media diffusione, si registra ad aprile un aumento di mortalità più consistente di quello del mese di marzo, rispetto alla media degli stessi mesi del periodo 2015-2019. È il caso ad esempio d Sondrio (93% di decessi in più ad aprile contro il 78% di marzo) o di Trento (83% ad aprile rispetto al 69% di marzo)". Il documento dell’Iss-Istat sottolinea anche che nelle province dove vi è stata una bassa propagazione del virus, è stata comunque registrata una maggiore mortalità in aprile, non verificatasi a marzo. Più 20% di morti a Crotone e più 21% a Siracusa. Solitamente nell’analisi si nota una corrispondenza tra il livello di mortalità Covid-19 e la classe di diffusione dell'epidemia.

In alcune province questo però non si verifica. A Padova, dove la classe di diffusione è alta, il numero di deceduti è pari a quello di zone dove la diffusione è media. Di contro, Genova che viene classificata come media, ha invece una mortalità simile alle province con alta diffusione. In conclusione, “le differenze provinciali tra i livelli dei tassi standardizzati di mortalità di casi Covid-19, a parità di classe di diffusione dell'epidemia, possono dipendere da diversi fattori: la diversa strategia nell'effettuare la diagnosi microbiologica estensivamente o meno alla popolazione, così come la concentrazione eterogenea dell'epidemia in classi di età ad alta mortalità".

Le tre Italie

Si può dire che dal rapporto emergano tre Italie differenti, in base alle tre classi di diffusione del virus. La diffusione bassa, riguarda 34 province situate principalmente nel Sud e nelle Isole, con valori del tasso inferiore a 60 casi per 100mila residenti. La seconda, quella media, è riferita invece a 32 province site nell’Italia Centrale. Qui i valori del tasso variano tra i 60 e i 150 casi per 100mila abitanti. La terza e ultima, a diffusione alta, riguarda 41 province soprattutto facenti parte del Settentrione, i cui valori superano i 150 casi per 100mila residenti. La terza è la prima a raggiungere il picco il 20 marzo 2020, con 4.367 casi. Le altre due sono a questa successive.

La diffusione risulta molto bassa al Sud e nelle Isole, più elevata al Centro e nettamente più alta al Nord. Il 75% dei casi e l’82% dei morti a causa del Covid-19 si sono registrati nel Settentrione, il 17% dei casi e il 13% dei decessi al Centro e, infine, l’8 e il 5% suddivisi tra il Sud e le Isole.

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