Stupro a Reggio Emilia, abusi sulla nipotina: assolto lo zio disabile

L’uomo ha iniziato ad abusare della piccola quando aveva solo 6 anni. La madre della bimba, sorella dell’orco, era a conoscenza di tutto ma non ha mai denunciato le violenze subìte dalla figlia

Stupro a Reggio Emilia, abusi sulla nipotina: assolto lo zio disabile

Una sentenza scioccante arriva dal tribunale di Reggio Emilia, dove nella giornata di ieri un uomo di 57 anni, imputato per aver abusato sessualmente della nipotina, è stato assolto perché incapace di intendere e di volere. Al 57enne, infatti, è stata accertata un’invalidità dell’80%.

Da ciò è derivata la sentenza del giudice Luca Ramponi, che ha disposto per il soggetto, “socialmente pericoloso”, almeno la permanenza all’interno di un centro di recupero. Troppo poco, in effetti, perché la vittima delle violenze possa ritenersi soddisfatta.

L’incubo per la nipote del 57enne è cominciato nel 2010, quando aveva solo 6 anni e viveva con la famiglia in un paese della Val d’Enza. Trascorsi all’incirca 3 anni, la piccola trova finalmente il coraggio di raccontare a qualcuno quanto le stava accadendo, parlandone con una maestra. “Lo zio mi segue in bagno...” aveva affermato, come riporta “Il Resto del Carlino”. A rendere il quadro della situazione ancora più grave, sarebbero poi state le sue dichiarazioni rilasciate durante l’incidente probatorio del 2015. “L’ho detto alla mamma”.

Dando credito alle parole della bambina, gli inquirenti hanno così aperto un’inchiesta che ha coinvolto anche la madre della vittima nonchè sorella dell’imputato, colpevole di non avere mai denunciato gli abusi. Il 57enne, arrestato e poi trasferito in un centro apposito di Rimini, ha in parte confermato i racconti della nipote. Conferma, in ogni caso, già fornita dai referti medici, dove si legge che gli esami hanno dato riprova di “lesioni dovute ad abusi sessuali ripetuti”.

Nonostante i dati raccolti, il processo ha subìto numerosi arresti, dovuti alle perizie effettuate sull’imputato, su richiesta della difesa e dell’accusa. I risultati dei primi esami avevano portato alla conclusione che “l’uomo non è in grado di poter partecipare a un processo”.

Solo sei mesi dopo, una dichiarazione nettamente contraria fu portata come prova al tribunale di Reggio Emilia. Fino ad arrivare, infine, all’ultima perizia, dove è stata riconosciuta la pericolosità dell’individuo, ma anche la sua completa incapacità di intendere ed in parte di volere.

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