Rinuncia ai domiciliari, meglio il carcere della convivenza con la compagna

Dopo soli 5 mesi di domiciliari un uomo di 41 anni ha chiesto ai carabinieri di poter tornare in carcere perché non sopportava più la convivenza con la sua compagna

Rinuncia ai domiciliari, meglio il carcere della convivenza con la compagna

Dopo soli 5 mesi di domiciliari un uomo di 41 anni ha chiesto ai carabinieri di poter tornare in carcere perché non sopportava più la convivenza con la sua compagna. L’uomo in questione, un 41enne salvadoregno residente a Seregno, piccolo comune in provincia di Monza e Brianza, era stato condannato a 6 anni di reclusione, ma aveva chiesto di poter scontare la pena agli arresti domiciliari, nell’abitazione della donna con la quale conviveva. In casa c’erano anche la figlia di sei anni e l’altra ragazza che la donna aveva avuto da una precedente relazione.

Deve scontare 6 anni

Dopo soli cinque mesi di convivenza però, l’uomo ha preferito chiedere ai carabinieri di poter tornare dietro le sbarre perché non riusciva più a sopportare quella situazione. Il 41enne, che aveva sulle spalle diversi precedenti penali per reati contro il patrimonio e la persona, era stato condannato in via definitiva per rapina, resistenza a pubblico ufficiale e anche lesioni personali commessi nel 2013 a Milano. A questa pena si erano anche andate ad aggiungere altre pene concorrenti che avevano fatto arrivare l’uomo a un totale di 6 anni di reclusione.

Nello scorso mese di marzo, il 41enne aveva iniziato a scontare la pena e subito aveva chiesto di poter avere il beneficio di espiarla a Seregno, nell’abitazione della donna, una 45enne sua connazionale, con la quale conviveva insieme alla figlia di sei anni e all'altra ragazza più grande di età che la sua compagna aveva avuto precedentemente da un altro uomo. Peccato però che siano bastati cinque mesi per far capire al 41enne che gli arresti domiciliari erano una pena peggiore del carcere. Secondo quanto emerso, i problemi di coppia tra i due erano anche resi maggiormente difficili dal sempre più frequente stato di ubriachezza dell'uomo che, quando alzava il gomito, diventava aggressivo, senza però arrivare a violenze fisiche.

Meglio il carcere

Durante le liti, molto rumorose, spesso i militari erano costretti a entrare nell’appartamento per sedare la situazione. Nel corso dell’ultima violenta lite però, quando sono arrivati i carabinieri e hanno trovato l’uomo completamente ubriaco, quest'ultimo aveva anche minacciato di farsi del male impugnando un coltello da cucina. Quando si era poi ripreso e calmato, il 41enne aveva chiesto ai militari di poter tornare dietro le sbarre perché non riusciva più a sopportare la convivenza. Considerando il fatto che l’uomo era spesso ubriaco e che questo lo portava ad avere comportamenti aggressivi, i militari avevano quindi proposto al tribunale di sorveglianza di Milano la sospensione degli arresti domiciliari. Dal pomeriggio di ieri il 41enne è finalmente libero dalla compagna ed è tornato in carcere.

Non è la prima volta che un condannato agli arresti domiciliari preferisce tornare

dietro le sbarre piuttosto che dover scontare la pena a casa con la propria dolce metà. Era già successo lo scorso aprile, quando un 49enne rumeno era evaso dai domiciliari a causa delle continue litigate con la moglie. Il giudice gli aveva dato ragione e lo aveva fatto tornare in carcere.

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