“Disagi, illegalità, negozianti che hanno paura”. Così Francesco, giovane avvocato residente nel quartiere Monteverde, descrive le condizioni in cui vivono i cittadini da quando, lo scorso giugno, sono arrivati i primi 150 profughi nell’hub di prima accoglienza allestito nella sede della Croce Rossa Italiana a via Ramazzini. Ora i migranti, ospiti nella tendopoli sono circa 400. E i residenti lamentano che, nel quartiere, è aumentata l'insicurezza. Secondo quanto si legge nell’esposto presentato ad ottobre proprio dai cittadini, infatti, da agosto ad ottobre, sono stati almeno cinque i casi di molestie e aggressioni. Ma, secondo Francesco, potrebbero essere addirittura di più. Perché “non tutti hanno il coraggio di denunciare”.
Tra quelli citati nell’esposto, il caso più grave è sicuramente quello della signora Pina, una commerciante di sessant’anni, titolare di un’erboristeria, che lo scorso settembre è stata massacrata e ridotta in fin di vita da un senegalese di ventiquattro anni, ospite della tendopoli. “Lui le ha chiesto una saponetta in francese, lei gliel’ha offerta, ma quando lui ha visto la borsa della signora e ha capito che poteva rubarla, l’ha aggredita subito”, racconta a ilGiornale.it, Alessandro, che ha un negozio di ottica, proprio accanto a quello della signora. “L’ha pestata” - racconta Alessandro, che quel giorno ha soccorso Pina assieme ad altri negozianti - “quando è uscita dal negozio per chiedere aiuto era in condizioni pessime. Le hanno dovuto asportare la milza, e adesso si ritrova senza il negozio, e al marito, che non ha retto lo stress, è venuto anche un infarto: una negoziante straziata e una famiglia distrutta”.
Dopo l’episodio, sono molti i commercianti ad avere paura. “Già siamo presi di mira dai rapinatori, ora ci sono anche questi tizi che non hanno scrupoli”, spiega Alessandro, “e hanno paura soprattutto le negozianti donne”. Come la signora Orietta, che è la titolare di un vivaio, che si trova a pochi metri dalla tendopoli. Quello che è successo alla signora Pina, sarebbe potuto succedere a lei, perché prima di massacrare la signora, il giovane senegalese è passato anche per il suo vivaio. “Parlava in francese, poi in inglese, ma non si capiva cosa volesse”, racconta la signora Orietta, “non voleva andarsene, poi dopo più di un’ora, per fortuna, un signore di passaggio mi ha aiutato a mandarlo via, io ho chiuso il negozio e me ne sono andata”. “Ora però ho paura e, infatti, ad una cert’ora, vengono i miei nipoti e mio genero, perché da sola non ci sto più”, ci dice indicandoci due bambini che giocano a nascondersi tra le piante, divertiti dalla nostra telecamera.
“Qui mia suocera è stata aggredita da due ospiti del centro, alle quattro del pomeriggio”, racconta Alessandro, mentre passeggiamo in un parco poco lontano dalla tendopoli, “le hanno messo le mani dentro la borsa, per rapinarla, lei ha reagito e per fortuna non ci sono state conseguenze”. Il parco dove prima giocavano i bambini, ora, si lamenta Alessandro “è diventato una zona di valico”. Cinzia, invece, è stata minacciata con una spranga da uno degli ospiti che stava rovistando nei cassonetti, per avergli chiesto di non gettare immondizia fuori dai secchioni appena ripuliti dall’Ama. Anche lei ha denunciato tutto alla Polizia. “Ci sentiamo completamente abbandonati dalle istituzioni”, ci dice la donna, “persino quando la signora Pina è stata ridotta in fin di vita, nessun esponente del Municipio è andato a trovarla”. “Non ci sono controlli, né sicurezza, e dal Municipio, ci hanno detto addirittura che sono loro ad essere preoccupati che noi cittadini non aggrediamo gli ospiti del centro”, spiega Cinzia.
I residenti denunciano anche la presenza di condizioni igienico-sanitarie critiche all’interno della tendopoli e in tutto il complesso. Manca “un presidio fisso di sorveglianza sanitaria h24”, scrivono i cittadini nell’esposto, e “gli odori nauseabondi provenienti dai numerosi bagni chimici allestiti nella struttura, si propagano nell’area cittadina circostante”. Alcune settimane fa si era diffusa anche la notizia di presunti casi di scabbia e tubercolosi. Questi ultimi, smentiti in via ufficiale dalla Prefettura. “Non vorrei che passasse il messaggio sbagliato”, spiega Francesco, “Monteverde non è un quartiere razzista: le azioni che abbiamo intrapreso hanno lo scopo di assicurare il rispetto della legalità, perché se vengono commessi dei reati, chiunque sia a commetterli, deve pagare”.
Il futuro della tendopoli, inoltre, appare più che mai incerto. Il protocollo d’intesa, con cui il Prefetto ha stanziato 2,3 milioni di euro per la gestione dell’accoglienza dei migranti transitanti nella tendopoli, scade il 31 dicembre.
Per ora non ci sono notizie di proroghe, e il Campidoglio non sembra avere pronto un piano per la gestione dei migranti transitanti nella capitale. Compresi i circa 400 ospiti dell’hub della Croce Rossa, che da gennaio potrebbero essere trasferiti in altre strutture.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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