Lo scandalo dei giudici che sbagliano ma non pagano

La malagiustizia è uno dei grandi drammi italiani

Lo scandalo dei giudici che sbagliano ma non pagano

La malagiustizia è uno dei grandi drammi italiani. Ho già lungamente affrontato, in questo libro, il tema della giustizia. Non solo parlando del mio processo, ma anche accennando ad alcuni avvenimenti assolutamente intollerabili di questi tempi.

Ho trovato molto interessanti, negli ultimi anni, gli approfondimenti di due giornalisti coraggiosi come Filippo Facci e Stefano Zurlo che, con articoli e libri, hanno raccontato come la magistratura sia capace di proteggersi e autoassolversi. Basti pensare, infatti, che i giudici puniti dal Consiglio Superiore della Magistratura sono sostanzialmente anonimi. Non si possono conoscere né le generalità né la città in cui lavorano. Pensare che sarebbe importante e di pubblico interesse conoscere come ha scritto Facci chi andava alle udienze solo in base all'ora solare, presentandosi un'ora prima durante la stagione estiva. Oppure il giudice con problemi mentali. Oppure, ancora, la toga che era stata beccata a compiere atti immorali con un ragazzo adescato in un cinema di periferia.

Pochissime eccezioni, come quella della giudice Alessia Sinatra che aveva lasciato nel cassetto (per anni!) alcune denunce di abusi su minori. Anni. Abusi su minori. Fascicolo dimenticato. Almeno lei, oggi non fa più il pm!

Sbirciando varie sentenze emesse dal Csm tra il 2000 e il 2008, come ha raccontato Facci, ci sono i giudici che non hanno pagato il conto al ristorante, hanno perso fascicoli e anni di lavoro altrui, non lavoravano o addirittura chiedevano l'elemosina per strada.

Ma come può confermare Zurlo i giudici sono protetti, di fatto, dall'anonimato. Come se fossero minorenni. Tanto che il giornalista ha scritto numerosi libri sulle toghe punite, senza mai poter esplicitare le generalità o indicare informazioni geografiche. Basta controllare i dati sui procedimenti disciplinari del Csm per rendersi conto della situazione. Sono contento di poter offrire a te, lettore di Controvento, dei numeri imbarazzanti che nessuno ha mai pubblicato.

Con il vicepresidente David Ermini, Pd, nel 2018 ci sono stati 142 procedimenti disciplinari definiti, di cui soltanto 45 con sentenze di condanna. Ma di questi 45, soltanto quattro hanno portato alla rimozione della toga colpevole. In 27 circostanze, per esempio, ci sono state semplici censure, e in tre casi ammonimenti. Si tratta, per dirla in modo più comprensibile alla zia Maria, di «punizioni» di pochissimo conto. Ben lontane dalla rimozione o dalla sospensione dello stipendio, per esempio.

Nel 2019, i procedimenti definiti sono stati 125 di cui 29 con sentenza di condanna. Di queste, appena 6 hanno provocato delle rimozioni. Nel 2020, i procedimenti definiti sono stati 110. Condanne: 22, con appena due rimozioni. Potremmo andare avanti per molto tempo, scavando anche in anni precedenti.

Guardiamo alla consiliatura di Giovanni Legnini, in carica dal 2014 al 2018 e altro esponente del Pd. Nel 2014, i procedimenti definiti sono stati 149 con 49 condanne. Di queste, nessuna sospensione dalle funzioni e trasferimento d'ufficio, ma solo una temporanea incapacità a esercitare un incarico direttivo o semi direttivo. Naturalmente, anche in questo caso le condanne si sono spesso concretizzate in semplici censure: ben 25.

Prendiamo il 2015. Ci sono stati 165 procedimenti, di cui 57 condanne. Quante censure? 46. Con due rimozioni e altrettante sospensioni dalle funzioni e dallo stipendio.

Nel 2016, invece, i procedimenti definiti sono stati 190 con 56 condanne (38 censure).

Interessanti anche i dati emersi durante la consiliatura del presidente Michele Vietti (Udc) tra il 31 luglio 2010 e il 25 settembre 2014. Nel 2011, ci sono stati 149 procedimenti definiti di cui 36 condanne che si sono trasformate in semplici censure in 28 casi. Nel 2012, invece, ci sono stati 142 procedimenti definiti con 53 condanne, di cui 26 censure e solo un trasferimento d'ufficio. Nel 2013, i procedimenti definiti sono stati 131, con 45 condanne di cui 25 censure, quattro movimenti e solo due rimozioni.

In questa situazione, è estremamente complesso il lavoro dell'attuale vicepresidente Fabio Pinelli, finalmente indicato dal centrodestra, tanto che al 15 gennaio 2024 la statistica della sezione disciplinare segna il significativo numero di «zero» arretrati. Dopo due settimane dall'inizio del 2024, risultano pendenti 107 procedimenti. Come esplicitato nella relazione sull'attività svolta tra febbraio e settembre 2023 dalla sezione disciplinare del Csm, si è voluto dare il segno di una marcata differenziazione rispetto a quanto accaduto in passato. In altre parole, i procedimenti sono stati più rapidi. I procedimenti definiti tra il primo febbraio 2023 e il 30 settembre 2023, sono stati 59, con 12 condanne. Attenzione: nessun ammonimento e 6 censure, ma si contano anche tre perdite di anzianità, una rimozione, e due sospensioni dalle funzioni e dallo stipendio con trasferimento di ufficio. In tutto questo libro, ho voluto rappresentare le tante battaglie dei Davide contro Golia. Ebbene, certamente mettere le mani in un settore delicato e complesso come quello della giustizia è qualcosa che mi fa sentire il coraggioso e forse sconsiderato uomo con in mano una semplice fionda di fronte a una sfida quasi impossibile.

Abbiamo sostenuto con forza l'esigenza di una profonda riforma del settore, a partire dalla separazione delle carriere, anche con dei referendum che purtroppo non hanno ottenuto i numeri necessari.

Ora il centrodestra ha i numeri, le idee, gli uomini e le donne per applicarle e non ha più scuse: il tema della giustizia va affrontato senza paura e senza timori.

E pazienza se strilleranno le toghe politicizzate, la sinistra e gran parte dei giornali legati mani e piedi alle procure.

Ricordo a te lettore, che ogni giorno tre italiani (non politici, ma normalissimi cittadini) vengono ingiustamente arrestati e incarcerati per poi essere liberati dopo mesi o anni perché totalmente innocenti.

Alcune statistiche rilanciate da giornalisti di inchiesta, riprese da quotidiani e blog autorevoli, hanno fotografato una situazione drammatica: tre italiani arrestati ingiustamente ogni giorno.

Significa mille vite rovinate ogni anno, mille famiglie distrutte, mille aziende fallite, mille esistenze rovinate per sempre per colpa di qualcuno che, anche se sbaglia, non paga mai. Non è giusto, non è morale, non è etico, non è corretto che solo una categoria professionale in Italia non risponda mai dei suoi errori, delle sue omissioni, dei suoi silenzi e dei suoi ritardi.

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