Lo "scherzo di Paperino". E l'operaio finisce nei guai

A Cremona un uomo ha subito denunce e processi a causa di un gioco che avrebbe dovuto far ridere ma si è rivelato in un incubo

Lo "scherzo di Paperino". E l'operaio finisce nei guai

Un operaio di 46, Fabrizio B., non avrebbe mai immaginato che uno scherzo innocuo sarebbe diventato il motivo delle sue notti insonni. Tutto è iniziato nel 2013, quando il protagonista della strana vicenda ha chiamato la DeAgostini per sottoscrivere un abbonamento a una rivista a fumetti, Disney 313. Fin qui tutto bene, se non fosse che il titolare della sottoscrizione non fosse Fabrizio, ma l'amico del tutto ignaro dello scherzo, Stefano F.

La "vittima" ha cominciato a insospettirsi quando ha trovato nella buca delle lettere i primi numeri del settimanale di cui non aveva mai fatto richiesta e con essi il sollecito di pagamento. Sicuro che quello fosse una truffa nei suoi confronti, Stefano aveva proceduto denunciando la vicenda contro ignoti.

Gli inquirenti a questo punto sono risaliti al numero che aveva chiamato la DeAgostini quel giorno e hanno identificato l'amico. In collera per ciò che aveva subito, Stefano rompe del tutto la storica amicizia e si fa rimborsare delle spese per l'abbonamento non gradito e i fastidi procurati da Fabrizio, per un totale di mille euro.

Nonostante ciò la questione non si chiude. L'operaio è chiamato a presentarsi davanti al giudice dell'udienza preliminare per discutere sulla faccenda. L'accusa? Sostituzione di persona. Motivo per cui versa 600 euro di spese legali all'ormai ex amico e patteggia 3 mesi di reclusione con condizionale.

L'incubo di Fabrizio però non finisce qui, per difendersi durante il processo aveva chiesto il gratuito patrocinio, il diritto cioè di esentarsi dal pagare un avvocato a causa della situazione economica precaria. Nel firmare i documenti però non aveva segnalato un lavoretto da operaio e così aveva alterato la soglia minima di reddito per godere del diritto. Motivo per cui il 46enne è stato nuovamente processato per aver falsificato la certificazione. L'uomo ha dunque patteggiato 10 mesi senza condizionale.

Il caso infatti è rimbalzato alla Corte d'Appello di Brescia che ha costatato l'assenza del beneficio a causa della primissima udienza sullo scherzo all'amico.

Alla fine il processo si è chiuso con la richiesta dell'avvocato dell'operaio incredulo, accettata dal giudice, di trasformare la pena detentiva in lavori socialmente utili.

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