Se i fedeli difendono il prete accusato di pedofilia

I parrocchiani di Messignadi difendono don Antonello Tropea, il prete accusato di pedofilia

Se i fedeli difendono il prete accusato di pedofilia

Neanche le sette lunghe ore di deposizione davanti ai magistrati, di don Antonello Tropea, il parroco di Messignadi arrestato per pedofilia, sfruttamento della prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico hanno instillato il benché minimo dubbio tra i suoi parrocchiani. Per loro, don Tropea è innocente e al disopra di ogni umano sospetto. “I bambini piangono per la sua assenza. Amava i giovani e la sua chiesa ne era piena. Stava costruendo un campetto di calcio. Deve tornare in paese. Noi preghiamo per lui.”

Un coro unanime di sdegno nei confronti dei responsabili del suo arresto, un coro che sembra essere il risultato finale di una corposa riunione di paese. Così non è, perché le domande del cronista hanno cercato di cogliere alla sprovvista le più disparate categorie di cittadini. Dall’anziana fedele, al padre di famiglia, la giovane madre, la vicina di casa. Compreso il collaboratore parrocchiale, l’unico che ha preteso di rimanere anonimo. Quale mai sarà la verità che dovranno accertare gli inquirenti?

Le cronache ci consegnano un prete squilibrato nelle sue necessità sessuali, accanito frequentatore delle chat e della App di scambio e di adescamento, colto in flagranza di reato con un minore al quale avrebbe pagato un rapporto orale, preoccupato nelle conversazioni col proprio vescovo per quanto gli stava accadendo dopo le perquisizioni delle forze dell’ordine durante le quali è risultato essere anche collezionista di filmati pornografici e pedopornografici. Un prete, insomma, di quelli che le cronache stesse ci consegnano con sempre maggiore frequenza. Stando alle conversazioni tra il prete e il vescovo Milito, si intuisce abbastanza chiaramente che gli stessi fedeli, i parrocchiani che oggi lo difendono a spada tratta in presenza dei cronisti, all’epoca dei fatti non fossero così vicini al sacerdote. Tanto da indurre, a quanto sembra, il vescovo stesso a consigliargli di risolvere personalmente ogni dubbio sospeso per non lasciare campo neanche alle forze dell’ordine.

E, agli stessi carabinieri, Milito avrebbe detto a Tropea di non dare troppe informazioni. Pessimo natale, alle falde dell’Aspromonte, quello del 2015. I pastori sono sempre più confusi e la sacra famiglia sempre più preoccupata.

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