Diventata dottoressa con una valutazione di 109/110, era convinta di meritare un punteggio pieno. E per un punto in meno nel giudizio finale della laurea ha fatto causa all'Università di Padova, dove ha studiato, e al ministero dell'Istruzione.
La vicenda, raccontata dal Corriere del Veneto, arriva proprio dal capoluogo euganeo, dove una studentessa veneta 28enne, Chiara Morossi ,nel novembre del 2016 conseguì la tesi di laurea magistrale in Lingue e letterature europee e americane. Un bel lavoro, esposto in lingua portoghese, a coronamento di un lungo percorso di studi dedicato proprio agli studi umanistici nell'area della letteratura lusitana.
La giovane studentessa si presentò di fronte alla commissione esaminatrice con un'ottima media: 28,5/30. Il frutto di lunghi anni di studio e di una impressionante serie di giudizi eccellenti. Quella media era stata tradotta in un voto di partenza di 104,58/110: un valore cui sommare i punti assegnati alla tesi e alla discussione.
Peccato però che, come ricostruisce il Corriere, prima che la commissione si ritirasse per deliberare la presidente avesse affermato pubblicamente che quel voto andava arrotondato per difetto: la Morossi sarebbe partita da 104 e non da 105. Con cinque punti assegnati alla tesi, la valutazione finale fu di 109/110.
Un giudizio che sapeva di beffa e contro cui la neo-dottoressa decise di fare ricorso al Tar. Tre giorni fa i giudici amministrativi del Veneto hanno depositato la sentenza: pur riconoscendo che il voto di laurea influisce in molti processi di selezione lavorativi e in tanti concorsi pubblici, i magistrati hanno respinto il ricorso.
"Il giudizio della commissione di laurea è espressione della discrezionalità tecnica - recita la sentenza - e la commissione è l'unica autorità abilitata a esprimere il voto a seguito della discussione orale della tesi". A prescindere dalla media dei voti degli esami.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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