Quella sigla attira sberleffi

Quella sigla attira sberleffi

«Ho deciso di lasciare il Pd e di costruire insieme ad altri una Casa nuova per fare politica in modo diverso», ha scritto Matteo Renzi, due giorni fa, in un post su Facebook. E il giorno prima, sempre su Facebook: «Una frase di Robert Frost citata nell'Attimo fuggente mi ha sempre fatto compagnia nei miei anni da Boy Scout: Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta. Ed è per questo che sono diverso». Probabilmente l'ex Rottamatore aveva una tale fretta di chiudere la partita e di aprirne un'altra (il sito di Italia Viva l'ha registrato il 9 agosto, due giorni dopo la rottura di Matteo Salvini con gli alleati di governo) da non preoccuparsi di fare qualche ricerca su un nome che, più che diverso, mi pare perso (nella nebbia dei suoi pensieri), perverso (qualora abbia preventivato sornione i caciarosi effetti della sua scelta peregrina) o disperso (nel mare magnum dei precedenti).

«L'Italia viva» era già stato lo slogan riprodotto sulla fiancata del pullman di Walter Veltroni per la campagna elettorale del 2008, e il titolo di un libro di Mario Capanna uscito nel 2010 per Rizzoli. Italia Viva è il nome di un'associazione culturale, e quello di un progetto urbanistico del 2014 di Vincenzo De Luca, al tempo sindaco di Salerno. Anche nel calembour «Viva l'Italia viva», aggancio immediato a un album e a un brano di Francesco De Gregori (Viva l'Italia, 1979), c'è un po' tutto il Renzi spompo (di idee e di trovate) e affannato degli ultimi tempi. Quello slogan l'aveva peraltro già lanciato lui stesso alla Leopolda del 2012 (il sottotitolo era: «Il meglio deve ancora venire»).

Gli sberleffi social non si sono così fatti mancare: «Italia viva, perché Italia Forza pareva brutto»; «l'ha chiamata Italia viva perché Italia Stai Serena suonava male»; «se fai l'anagramma di Italia Viva esce fuori Denis Verdini»; «non vi fidate: il nome non è Italia Viva. L'ha detto per fregare quelli che fanno le magliette pirata». A me vengono in mente, considerato il fonzarelliano (e un po' pinocchiesco) personaggio, alcuni versi di una filastrocca di Giuseppe Fanciulli, pedagogista e autore di libri per l'infanzia, che principiava proprio con Viva l'Italia: «Benché piccino per giovarti io sia, / il tuo nome scolpito ho già, nel cuore, / insieme a quello della mamma mia, / o bella Italia, o mio più grande amore!».

In cauda venenum. Il neonato partito, ha detto Renzi a Porta a porta, può contare su 25 deputati, 15 senatori, due ministri e un sottosegretario. Sono 43 persone in tutto, e con lui fanno 44.

I 44 gatti di una famosissima canzoncina dello Zecchino d'oro del 1968 sembrerebbero fare qui al caso suo, dato l'incipit: «Nella cantina di un palazzone / tutti i gattini senza padrone /organizzarono una riunione / per precisare la situazione». Temo però che l'ennesima virata politica renziana, più che suggerire l'agognato rientro nel pasoliniano palazzo, dovrà fare i conti con quei gatti perché, da quarantaquattro, non si riducano ai soliti quattro.

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