Il Regno Unito sta per inviare due motovedette della Royal Navy nell'isola di Jersey, facente parte del piccolo arcipelago chiamato Isole del Canale che si trovano a poca distanza dalle coste della Bretagna e della Normandia, dopo che la Francia ha lasciato intendere che potrebbe interrompere l'erogazione di energia elettrica se ai suoi pescatori non fosse concesso il pieno accesso alle acque del Regno Unito secondo i termini commerciali post-Brexit.
Come riportato da Reuters, il primo ministro britannico Boris Johnson ha promesso il suo “sostegno incrollabile” alla piccola comunità inglese presente sulle isole dopo aver parlato con i funzionari locali in merito alla prospettiva di vedere tagliata la fornitura di elettricità.
Johnson ha sottolineato “l'urgente necessità di un allentamento delle tensioni”, ma Londra “come misura precauzionale, invierà due navi da pattugliamento d'altura per monitorare la situazione”.
In precedenza, il ministro del Mare francese Annick Girardin ha detto di essere “disgustata” nell'apprendere che la municipalità di Jersey aveva rilasciato 41 licenze inerenti all'attività ittica con condizioni imposte unilateralmente, compreso il tempo che i pescherecci francesi posson trascorrere nelle sue acque.
“Nell'accordo (Brexit n.d.r.) ci sono misure di ritorsione. Bene, siamo pronti a usarle”, ha detto Girardin all'assemblea nazionale francese martedì.
“Per quanto riguarda Jersey, vi ricordo la fornitura dell'elettricità lungo i cavi sottomarini... Anche se sarebbe deplorevole se dovessimo farlo, lo faremo se necessario”, ha detto ancora sibillinamente il ministro francese rivolgendosi a Londra.
La comunità inglese delle Isole del Canale conta 108mila abitanti, e data la posizione geografica è costretta ad affidarsi alla rete elettrica francese che fornisce circa il 95% del suo fabbisogno, avendo però a disposizione generatori diesel e turbine a gas che garantiscono l'energia in casi di emergenza, come riferisce l'agenzia S&P Global Platts.
La Francia e l'Unione Europea hanno espresso la loro insoddisfazione per le condizioni poste al rilascio delle licenze di pesca da parte dell'amministrazione di Jersey.
Il ministro delle relazioni esterne dell'isola, Ian Gorst, ha affermato che sono stati rilasciati permessi in conformità con i termini commerciali post-Brexit, e che inoltre hanno stabilito che qualsiasi nuova licenza deve indicare quanto tempo una nave trascorre nelle acque di Jersey.
“Stiamo entrando in una nuova era e ci vuole tempo perché tutti si adattino. Jersey ha costantemente dimostrato il suo impegno a trovare una transizione graduale verso il nuovo regime”, ha detto ancora Gorst.
Quanto sta avvenendo in queste ore è solo il riacutizzarsi di una questione mai definitivamente risolta: la questione dei diritti sulla pesca tra Francia e Regno Unito è stata la prima a emergere nell'era post-Brexit.
Il mese scorso, i pescatori da traino francesi, irritati per i ritardi nell'emissione delle licenze per pescare nelle acque britanniche, hanno bloccato i camion che trasportavano pesce sbarcato nel Regno Unito diretto in Francia erigendo barricate in fiamme mentre arrivavano a Boulogne-sur-Mer, il più grande centro di lavorazione dei frutti di mare d'Europa.
Si tratta solo l'ultima manifestazione di uno scontro tra Londra e Parigi (e Bruxelles) che dura da mesi. Ad aprile il sottosegretario degli Affari Esteri francese, Clement Beaune, aveva riferito che se l'accordo post-Brexit sulla pesca non verrà messo in atto ci sarebbero state delle "misure di ritorsione in altri settori" nei confronti del Regno Unito. In ballo non c'era solo l'approvvigionamento energetico delle Isole del Canale, ma anche una questione finanziaria: la Francia minacciava di bloccare i regolamenti che consentirebbero alle società finanziarie del Regno Unito di fare affari nell'Unione europea.
"Il Regno Unito aspetta da parte nostra un certo numero di autorizzazioni su servizi finanziari - aveva detto Beaune - Non ne daremo nessuno fino a quando non avremo le garanzie che sulla pesca e altri temi il Regno Unito rispetta i suoi impegni". È necessario che "ognuno rispetti i suoi impegni" perché in caso contrario "saremo brutali e difficili", aveva terminato il sottosegretario.
Ancora prima, a dicembre dello scorso anno,
proprio per la difficoltà a giungere ad un accordo formale a causa del nodo gordiano della pesca, il Regno Unito aveva già paventato l'invio di unità militari per “difendere” le proprie acque territoriali dai pescatori europei.
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