Lo scorso 12 aprile, uscendo dalla discoteca Victory di Vicenza, è stata presa a coltellate dal suo ex fidanzato. Quindici coltellate al volto e al corpo che l'hanno costretta a passare 20 giorni in ospedale, una settimana con un tubo nella testa. Un calvario quello che ha vissuto Laura Roveri, 25enne di Nogara, ben lontano dal concludersi.
"Nessuno dei colpi inferti ha provocato il rischio di morte", recita l'analisi dei magistrati. Così nel paese dove i carnefici hanno più diritti delle vittime i pm che seguivano il caso hanno stabilito che dopo ben due mesi in carcere e tre in una clinica riabilitativa l'omicida si è pienamente reso conto della gravità di quello che ha fatto meritando i domiciliari. Enrico Sganzarella di 42 anni ha già maturato il diritto di scontare la pena a casa dei genitori. A nulla sono valse le proteste della ragazza. Pedinata, minacciata per giorni con messaggi e telefonate, aspettata fuori da un locale per ricevere un nugolo di coltellate tra cui una che non le ha reciso la carotide per un millimetro e otto, adesso Laura deve anche vivere sapendo che l'uomo che voleva ucciderla vive a casa di mammà servito e riverito.
Il massimo che le è stato concesso dai magistrati è stata la promessa di dotarla di una scorta. La ragazza ha sfogato tutto il suo scetticismo e rabbia in un intervista a Libero: "E' un processo kafkiano in cui devo difendermi dal fatto che non sono morta. In una perizia uno si aspetta di tutto, tranne che ti chiedano se sei andata in vacanza". Non stupisce che su Facebook esprima tutto la sua sfiducia nei confronti della magistratura.
A quelli che hanno avuto il coraggio di accusarla con
messaggi privati di non saper imparare "l'arte del perdono" ha risposto riguardo al suo ex che "mi farebbe schifo vederlo a piede libero. Dovrebbe essere sbattuto in galera e andrebbe buttata via la chiave".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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