Una folata di garantismo spazza l'Italia ma scomparirà nel nulla, c'è da scommetterci. Il mandato d'arresto per i dieci terroristi latitanti in Francia ha risvegliato la cultura delle tuteni abbondanti. All'improvviso l'Italia scopre di essere la patria di Cesare Beccaria, fino alla settimana scorsa era invece la patria delle gogne mediatiche e delle ghigliottine giudiziarie. Per qualche giornale, l'operazione voluta da Macron è soltanto «giustizialismo populista», una specie di colpo a effetto per soddisfare il desiderio plebeo di vendetta nei confronti di assassini che hanno cambiato vita e sono diventati buoni. Secondo altri giornali, meno accecati dall'ideologia, ma sempre di orientamento progressista, i dieci imputati hanno un conto da pagare con la legge, però, per carità, che si tenga conto della distanza dagli eventi, della salute, della vecchiaia e caso per caso si decida per una pena commisurata all'età e alle condizioni di salute. Gli assassini si sono ravveduti, prova ne sia, dicono i commentatori, che non hanno mai infranto la legge francese. Assurdo. Il fatto che non siano finiti in galera per reati commessi nel Paese che li protegge non è prova in alcun modo di ravvedimento ma di saggio opportunismo. Per il resto, niente da dire, siamo d'accordo: si faccia giustizia senza infierire e senza accanimento su persone vecchie e magari malate. Però è impossibile non osservare come il garantismo e il senso della misura siano richiesti solo nel caso dei poveri terroristi, killer e mandanti di omicidi eccellenti. Per tutti gli altri, la sinistra (con i «suoi» media) ha cavalcato le inchieste con brutale cinismo, senza porsi mezza domanda. I processi erano utili per eliminare gli avversari e dunque venivano accolti con piacere. Non si ricorda un'alzata di scudi davanti all'uso sconsiderato della carcerazione preventiva ai tempi di Mani pulite. Non si ricorda un tentativo di inquadrare i finanziamenti illeciti, almeno in parte, nel contesto storico della Guerra fredda. Non si ricordano editoriali indignati di fronte alla quantità straordinaria di provvedimenti che hanno colpito Silvio Berlusconi. Non si ricorda un singolo intervento almeno dubbioso nei confronti di Matteo Salvini, ministro degli Interni accusato di aver fatto il ministro degli Interni in accordo col resto del governo, curiosamente ignorato dai giudici.
Si ragiona in punta di diritto soltanto per gli ex compagni, autori di omicidi assurdi spacciati per capitoli di una guerra civile che si è combattuta solo nella loro immaginazione. Si usino, come è giusto, tutte le garanzie nei confronti dei latitanti, ma si usino sempre, senza eccezioni, in tutti gli altri casi, inclusi quelli che riguardano i cittadini a cui sono imputati reati meno gravi.
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