Una cappella monumentale, eretta nel 1954 per volontà di Francesco Saverio Petacci. Il padre di quella Clara, trucidata a Dongo assieme al Duce. Transennato dal 2015, il mausoleo Petacci, inserito tra le tombe storiche del Verano di Roma, ha rischiato il crollo. Tanto che, a marzo scorso, un cartello con la scritta “manufatto in stato di abbandono” aveva lasciato presagire il rischio di un’imminente demolizione. A scongiurare il peggio è stato l’intervento dell’associazione no profit Campo della Memoria (già custode del cimitero militare di Nettuno) di Alberto Indri che ha attivato una raccolta fondi per salvarla.
Oggi, il sepolcro è tornato alla sua antica bellezza (guarda le foto). I lavori sono iniziati lo scorso 18 settembre e, in un mese, si sono conclusi. “Grazie al contributo di tante persone, particolarmente toccanti sono state le piccole donazioni di tanti anziani che hanno devoluto parte della loro misera pensione alla causa”, racconta a IlGiornale.it Indri. Anche molti giovani, però, hanno partecipato attivamente al progetto. Uno di loro, Matteo di 30 anni, ci spiega il perché: “Mi sono sentito in dovere di farlo, nei confronti di una persona simbolo di una generazione di miei coetanei che ha donato tutto per un ideale o per amore. Chi di noi, oggi, sarebbe capace di fare una cosa simile?”.
Un risultato eccezionale, a tempo di record i volontari sono riusciti dove, in tanti anni di abbandono, sia l’unico erede della Petacci, emigrato negli States e caduto in disgrazia, sia la Sovrintendenza dei Beni Culturali, sotto la cui tutela è posto il manufatto, sia l’Ama che gestisce il cimitero per conto del Comune di Roma avevano fallito.
Hanno impermeabilizzato il tetto, intonacato le pareti, rimesso la scritta del nome di famiglia sulla facciata e pulito il rivestimento esterno. Ci sono voluti circa 4mila e 500 euro. Raccolti in due mesi, dopo aver sciolto il complesso nodo burocratico per ottenere l’affidamento della cappella. “Da questo punto di vista – aggiunge Indri – è stato fondamentale l’aiuto di Fabrizio Ghera, di Fratelli d’Italia”. Il consigliere capitolino, al telefono con IlGiornale.it, spiega: “Di fronte alle richieste dei cittadini ho fatto quello che qualsiasi consigliere dovrebbe fare”.
Ma, se la tomba di Claretta è stata salvata dalla buona volontà di un gruppo di volontari, molte altre lapidi sono ancora in balia del degrado.
Come aveva denunciato il Comitato tutela cimiteri Prima Porta, Verano e Laurentino, infatti, diverse tombe dove riposano “nomi consegnati alla storia” sono “avvolte nelle reti da cantiere”. Di loro chi si occuperà?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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