Sono passati due anni dall’annuncio del primo lockdown. Era il 9 marzo del 2020 quando l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a causa della pandemia da Covid 19, con le terapie intensive quasi al collasso e con un nemico di cui si sapevo poco quanto o niente, firmò il provvedimento, poi noto all’opinione pubblica con lo slogan “Io resto a casa”. Una misura, che nei fatti ha cambiato la storia e le abitudini di ogni italiano.
“Se la salute dei cittadini – dichiarò allora l’ex premier - è un bene che è messo a repentaglio, siamo costretti a imporre dei sacrifici per quanto riguarda gli altri interessi”. Da quel momento, in poi, quindi, non ci furono più zone rosse, ma nell’intero territorio della penisola fu vietato ogni genere di spostamento, a meno che non motivato da tre specifiche circostanze: comprovate ragioni di lavoro, casi di necessità o motivi di salute. Fu vietato, quindi, qualsiasi assembramento per tutelare “fragili e vulnerabili” fino ad arrivare addirittura al 31 marzo con lo stato di emergenza. La serie di regole, con cui ormai siamo abituati a convivere, dovrebbe terminare solo questo mese.
Un periodo buio quello del lockdown del 2020 che durò quasi due mesi. Gli italiani, allora, impararono a convivere con lo smartworking, la spesa online, la palestra tra le mura domestiche e una serie di azioni ormai entrate a far parte della quotidianità. I tutorial su come imbastire le mascherine a mano, i problemi di connessione relativi alla didattica a distanza e i selfie in pigiama diventarono parte integrante di un popolo che fu chiamato, come descritto da molti analisti, a combattere la propria guerra dal divano di casa.
Solo dopo il ponte del primo maggio 2020, quando i numeri cominciarono a calare, si allentò la presa, mettendo così da parte uno strumento, che però tutt’oggi è rimasto impresso nella mente dei nostri connazionali, che segnerà intere generazioni e che comunque non ha permesso di sconfiggere, in modo definitivo, quel nemico invisibile con cui la collettività anche adesso si confronta.
È pur vero, che grazie ai vaccini e a cittadini responsabili che da due anni rispettano ogni restrizione, la situazione è ben diversa, ma non bisogna comunque sottovalutare un virus che si evolve, come nel caso della nuova variante Omicron 3, per cui l’effetto della terza dose, secondo quanto riferito da alcuni esperti, potrebbe essere meno protettiva rispetto a quanto previsto.
A due anni, intanto, resta ancora aperto il dibattito riguardo sulla validità del
lockdown, strumento che ancora oggi fa discutere. Basti pensare al caso delle isole Faroe, dove non è stato mai applicato e nonostante ciò sembrano esserci stati numeri simili alla vicina Irlanda che seguì il modello italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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