Le immagini che stiamo vedendo in questi giorni sono quelle di un’Italia in piena “fase 2” caratterizzata da mille dubbi su come e quando ripartire. Da una parte l’economia fortemente in ginocchio per effetto della crisi causata dall’emergenza sanitaria e, dall’altra, la lunga attesa in merito ad piano di ripartenza proveniente dal governo che possa consentire agli operatori commerciali ed imprenditoriali di poter ritornare a lavorare. Nulla sarà come prima, almeno per il momento, ma di certo da qualche parte bisognerà iniziare per poter mettere in moto l’economia.
Tra i settori fortemente colpiti dalla pandemia vi è indubbiamente quello del turismo. Prima che la nazione venisse investita dal coronavirus il settore del turismo rappresentava il 15% del Pil nazionale con un volume d’affari di circa150 miliardi. Nel 2019 dal Nord al Sud, i flussi turistici sono stati così numerosi da garantire all’intero comparto entrate di notevole entità. Adesso invece la situazione si è del tutto invertita. Gli operatori del settore si ritrovano a fare la conta dei danni. Hanno già iniziato lo scorso mese di aprile, periodo in cui solitamente, la stagione turistica inizia a registrare numeri importanti. Sin da ora gli imprenditori denunciano danni inestimabili. Cosa dovranno aspettarsi quindi per i mesi estivi ormai prossimi? Tutto rimane al momento un punto interrogativo. Da ogni parte dell’Italia gli operatori del turismo si stanno attrezzando per accogliere i turisti con metodi all’avanguardia e nel rispetto delle norme igienico sanitarie.
Dalle spiagge ai ristoranti l’applicazione delle misure di sicurezza previste dall’Inail da una parte sono dirette a garantire la sicurezza delle persone, ma dall’altra preoccupano i titolari. Questo perché l’aumento delle distanze di sicurezza riduce la possibilità di ospitare quella quantità di clienti tale da garantire un certo fatturato. Di certo non verrà confermato il trend delle entrate dei precedenti anni. In tutto ciò ancora non vi sono date ufficiali su quando poter ripartire e questo sta creando delle tensioni.
Per far fronte a questa situazione di crisi, gli operatori di questo settore chiedono anche un aiuto concreto da parte del governo. Tutti gli imprenditori sono armati di buone intenzioni per rimettere in movimento la loro attività ma, allo stesso tempo, chiedono misure di sostegno come la cassa integrazione per i dipendenti e un fondo perduto per la ripartenza. Dalla Sicilia, alla Puglia e alla Calabria fino al Veneto, all’Emilia Romagna e alla Liguria senza dimenticare la Sardegna, ci sono regioni in Italia dove le conseguenze del lockdown potrebbero generare una crisi difficile da superare.
Da Bruxelles nelle ultime ore non sono arrivate notizie positive. La Commissione Europea ha infatti presentato le linee guida per i trasporti nella Fase 2 dell’emergenza coronavirus ma, soprattutto, ha dettato le condizioni per la ripresa graduale del turismo. L’esecutivo europeo, nella conferenza tenuta oggi nella capitale belga, ha lanciato l’allarme sul danno economico complessivo in tutto il territorio comunitario: l’industria turistica potrebbe lasciare per strada qualcosa come 400 miliardi di Euro.
Per questo dunque è stato lanciato un piano con il quale si vorrebbe provare a dare organicità agli interventi dei vari singoli Stati sul settore. Ed il punto focale è contraddistinto da una graduale riapertura delle frontiere interne, le quali fino al prossimo 15 giugno resteranno chiuse a chi non deve viaggiare per motivi improrogabili. La gradualità nella possibilità di tornare a viaggiare nel territorio dell’Ue però, dovrà essere condizionata da alcuni specifici fattori. In primis, dalla situazione epidemiologica di un determinato Paese: “La riapertura – si legge nelle linee guida della Commissione – dovrebbe avvenire solo per Paesi che hanno una situazione epidemiologica comparabile ed in cui vi sono capacità sufficienti in termini di ospedali, test, sorveglianza e monitoraggio di contatti”. In poche parole, le frontiere si potranno aprire solo tra Paesi confinanti che hanno una situazione simile sul fronte del contagio. Ed infatti ad esempio da Vienna, nei giorni scorsi, il ministro del Turismo austriaco ha fatto sapere di essere pronto ad aprire i confini con Germania e Svizzera, ma non con l’Italia.
Il nostro Paese rischia di essere tagliato fuori, anche perché diversi governi starebbero già contrattando bilateralmente “corridoi turistici” per favorire la ripresa del settore. Ed i vertici della commissione europea, nel rimarcare le proprie linee guida, hanno fatto intuire di non poter vietare eventuali accordi tra singoli Paesi. La Germania è apparsa nelle ultime settimane molto attiva su questo fronte: Berlino starebbe avviando intese con Vienna e con Zagabria per permettere ai turisti di approdare lungo le coste croate dell’Adriatico. Un danno per l’Italia, che quindi potrebbe perdere intere fette di mercato.
Altri governi potrebbero stringere patti volti a creare corridoi turistici: Grecia, Cipro o Malta ad esempio, che hanno una situazione piuttosto tranquilla al loro interno sul fronte dell’emergenza coronavirus, sarebbero ben lieti di offrire le proprie spiagge a quei cittadini del resto d’Europa che non vogliono o non possono, anche in base alle linee guida della comunità, andare in Italia. E se questo per l’intero nostro Paese rappresenterebbe un danno enorme, che andrebbe ad aggiungersi a quelli causati dalla Fase 1 dell’emergenza, per il sud Italia oltre al danno potrebbe arrivare la beffa. Il meridione ha situazioni epidemiologiche non molto diverse da quelle riscontrati in Paesi, quali Croazia e Grecia, già pronti a ripartire. Eppure, spiagge e città d’arte potrebbero essere ugualmente vuote nella prossima stagione estiva.
Dal governo in queste ore provano a minimizzare: “La Commissione europea propone un quadro di riferimento, valido per tutti gli Stati membri per evitare discriminazioni basate sulla nazionalità – si legge in una nota del ministero degli Affari Europei – I viaggi e il turismo riprenderanno in sicurezza non appena la situazione epidemiologica lo consentirà. I viaggi potranno effettuarsi, anche con differenziazioni territoriali all'interno degli Stati membri, in cui la situazione sta migliorando. In Italia, ad esempio, la differenza potrebbe riguardare regione per regione e aree all'interno della stessa regione”.
Ma l’allarme nel sud Italia per la stagione turistica è molto elevato. La sensazione è che il governo in questo momento non abbia fatto sentire la propria voce nonostante l’importanza che il settore riveste nell’economia del nostro Paese, specialmente al sud. A sottolinearlo ad esempio, è un europarlamentare siciliano del principale partito di governo: “La Sicilia e la Sardegna non rimangano escluse dalla probabile riapertura dei confini. Il nostro Paese e le regioni del mezzogiorno hanno già subito un pesantissimo contraccolpo economico dalle misure di contenimento alla diffusione del coronavirus – ha dichiarato Ignazio Corrao, rappresentante a Strasburgo del Movimento Cinque Stelle – Se l’Italia non esercita la necessaria pressione, rischiamo di essere tagliati fuori a favore di paesi come Croazia e Grecia che stanno già pensando di aprire tutto il 15 giugno. Non possiamo permetterci di rimanere esclusi da un probabile anticipo dell'apertura dei confini”.
E che il governo per il momento sembra assente e senza una chiara strategia in Europa sul fronte del turismo, lo pensano in tanti anche in diverse regioni del sud Italia. Tanto che non sono poche le richieste di una maggiore autonomia di gestione del dopo emergenza: “Questo è l’errore che sta commettendo il Governo Conte. Invece di dare autonomia alle Regioni che hanno livelli di contagio diversi, sta gestendo tutto a livello centralizzato ed a livello romano”, ha dichiarato Giusy Savarino, membro della commissione attività produttive dell’assemblea siciliana.
Raggiunta al telefono, la deputata esponente del movimento di Nello Musumeci ha espresso la propria preoccupazione per la ripartenza dell’economia della regione: “Il governo sta tarpando le ali alle regioni che hanno avuto il controllo del territorio e dell’epidemia arrivando a risultati ottimi.
Così veniamo trattati alla stessa stregua delle altre regioni che hanno avuto problemi diversi. Questo è un errore della gestione di questa crisi che è accentrata a Roma. Noi da più parti stiamo chiedendo di dare maggiore autonomia alle Regioni”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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