Il maresciallo Pasquale Lufrano non sembra darsi pace per quanto è probabilmente accaduto a Saman, la 18enne pakistana scomparsa da oltre un mese dalla sua casa di Novellara, nella Bassa reggina. Intervistato dal Corriere, il carabiniere ha ricordato quel pomeriggio del 22 aprile, quando era andato a casa della famiglia Abbas per controllare la situazione. E ha spiegato perché la ragazza aveva voluto tornare in quella casa.
Si conoscevano dall'estate
Si era trovato davanti i genitori della ragazza, il padre 44enne Shabbar e la madre Nazia di 48 anni. Saman era dietro e continuava a guardare la mamma. Shabbar asserisce che la figlia non vuole parlare con i carabinieri e che la famiglia è felice di “riaverla a casa. Mia moglie piangeva sempre nel saperla lontana, nel centro protetto. Il matrimonio combinato? Una storia finita, non ci pensiamo più”. Lufrano si era accorto subito che la ragazza non era tranquilla: “non ho visto le condizioni di serenità per parlarle, decido di portarla in caserma, in un contesto più accogliente” ha raccontato. Il maresciallo conosce la giovane dall’estate, da quando era fuggita da Novellara per andare in Belgio e il padre ne aveva denunciato la scomparsa. L’aveva aiutata anche in seguito, quando aveva deciso di denunciare i genitori per il matrimonio combinato che a sua insaputa avevano organizzato per il 22 dicembre in Pakistan con un cugino. Usando il pretesto di firmare alcune carte, il militare aveva detto a Saman di andare con loro. L’11 aprile la ragazza aveva lasciato in modo volontario il centro protetto in provincia di Bologna, dove i servizi sociali l’avevano mandata. Ad avvertire Lufrano il 20 aprile sono proprio i servizi sociali, diretti dal sindaco Elena Carletti, informandolo che forse la 18enne è tornata a casa dai genitori. Il maresciallo aveva quindi promesso di andare a controllare appena possibile. E così è stato.
Ecco perchè Saman era tornata a casa
Quel pomeriggio del 22 aprile Lufrano era riuscito a portare Saman in caserma, dove la ragazza aveva però detto di aver lasciato di sua volontà il centro protetto e di voler restare a casa. Un modo per recuperare i suoi documenti, tra i quali il passaporto, che aveva tenuto il padre. “Ma io le chiarisco che non mi sentivo tranquillo”, ha raccontato il carabiniere. Non c’era stata violenza in precedenza, “ma, per come si era comportato in precedenza, con la storia delle nozze, quell'uomo proprio non mi piaceva”. Niente riuscì però a convincere Saman, voleva a tutti i costi tornare in quella casa e riprendersi il suo passaporto, perché “voleva essere libera. E quel documento avrebbe potuto consentirle, lei sperava, di lavorare”.
Lufrano è di origini palermitane ed è nell’Arma dall’età di 17 anni, ha due figli, uno di 22 anni e una di 21. Saman, poco più giovane dei suoi ragazzi, ha ispirato forse un senso di protezione a quel padre in divisa. Il militare quel giorno riuscì a strappare una promessa alla 18enne: se fosse riuscito ad accertare che il documento era in possesso dei genitori per appropriazione indebita, lei sarebbe tornate nel centro. La giovane è stata quindi riaccompagnata nella sua abitazione, sapendo che sarebbero stati informati anche i servizi sociali. Il giorno dopo, il 23 aprile, Lufrano è andato dal pubblico ministero per chiedere un decreto di perquisizione a casa degli Abbas. Quello stesso giorno aveva anche avvertito i servizi sociali chiedendo che trovassero un posto protetto dove ospitare Saman. Ne serve uno nuovo perché queste sono le regole dopo che l’ospite ha abbandonato volontariamente la struttura precedente.
Ma lei non c'era più
Il decreto di perquisizione viene trasmesso dalla Procura il 28 aprile e il giorno seguente l’assistente sociale avverte il maresciallo di aver trovato un posto dove ospitare la 18enne. Non prima del 3 maggio però. Quel giorno gli operatori si sarebbero presentati a casa degli Abbas, avrebbero prelevato Saman e avvertito i genitori, un modo “per non alterare gli equilibri”. Se durante la perquisizione non fosse saltato fuori il passaporto, avrebbero potuto farne una duplicazione. Il 3 maggio gli assistenti sociali si sono presentati come da programma dagli Abbas, ma in casa c’erano solo il fratello maggiore di 16 anni e lo zio 33enne. La coppia racconta che Saman ha fatto ritorno in Pakistan con i suoi genitori, volontariamente.
Da quel momento il maresciallo Lufrano avvia le ricerche con l’ipotesi di sequestro di persona. Purtroppo però, come sappiamo adesso si cerca un cadavere. “Lo so che ho fatto tutto il possibile” asserisce il militare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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